Apple risponde al Dipartimento di Giustizia USA sulla causa antitrust respingendo tutte le accuse

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Apple risponde al Dipartimento di Giustizia USA sulla causa antitrust respingendo tutte le accuse

La scorsa settimana il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha avviato un importante atto d’accusa nei confronti di Apple, che sarebbe colpevole di aver adottato una serie di misure volte ad assicurarsi una posizione dominante sul mercato in maniera sleale e in violazione delle leggi antitrust.

La società di Cupertino ha risposto alle accuse del Dipartimento rigettandole tutte, senza particolare sorpresa. Più nel dettaglio il Dipartimento ha accusato la Mela della violazione dello Sherman Antitrust Act con cinque distinte modalità d’azione, a cui Apple ha risposto punto per punto sostenendo che le accuse mosse sono basate su informazioni obsolete o su assunti fallaci riguardanti il proprio modello di business.

La Mela anzitutto contesta il modo in cui la causa del Dipartimento indica la quota di mercato di Apple negli USA come superiore al 65% sulla base del fatturato. Secondo l’azienda di Cupertino l’interpretazione è “fuorviante”, poiché considerando le vendite unitarie Apple la quota di mercato negli USA sarebbe inferiore al 50%.

Tra i punti sollevati dal Dipartimento di Giustizia USA c’è quello per il quale la Mela imporrebbe una serie di restrizioni contrattuali e tariffe che limitano le caratteristiche e le funzionalità che gli sviluppatori possono offrire agli utenti iPhone, oltre ad un controllo selettivo per l’accesso alle API allo scopo di ridurre le funzionalità delle app di terze parti. Apple risponde a questa accusa affermando che le eventuali regole o le limitazioni esistono per proteggere la privacy, la sicurezza e l’esperienza d’uso degli utenti e ciò che gli sviluppatori fanno al di fuori delle piattaforme Apple non riguarda il contratto in essere con la Mela.

Il Dipartimento di Giustizia ha poi accusato Apple di impedire agli sviluppatori di realizzare e distribuire le cosiddette “super app” (cioè applicazioni che al loro interno contengono un gran numero di funzionalità e programmi differenti): la Mela afferma di non aver mai ostacolato questo genere di soluzioni e cita Facebook, WeChat e Line come esempio di “super app” che oggi riscuotono successo su iOS.

Un’altra accusa riguarda il blocco dei servizi di cloud streaming come ad esempio quelli dedicati ai videogiochi. Apple afferma che questo genere di applicazioni sono sempre state consentite su App Store e che inoltre più recentemente sono state effettuate modifiche alle sue politiche per promuoverne ulteriormente la diffusione.

C’è poi la faccenda riguardante la messaggistica, in particolare il fatto che, secondo il Dipartimento, gli SMS utilizzabili solo tramite l’app nativa Messaggi di iOS e non da app di terze parti rappresenti una misura anticoncorrenziale. Apple afferma di non disporre di dati capaci di dimostrare che gli utenti desiderino utilizzare gli SMS con altre app, e che non è una funzionalità utilizzata su altre piattaforme più popolari su Android. Apple sottolinea inoltre che l’imminente compatibilità con RCS permetterà di migliorare le comunicazioni tra Android e iPhone.

Un altro punto sollevato dalle accuse del Dipartimento di Giustizia riguarda gli smartwatch di terze parti, le cui funzionalità risulterebbero limitate su iOS. La Mela sostiene che sarebbe tecnicamente irrealizzabile poter fornire un ampio supporto ad ogni modello e sistema operativo per una totale interpoerabilità. Apple osserva inoltre che le smart band e gli smartwatch che oggi funzionano con iPhone usano le API prodotte da Apple per poter accedere alle risorse dello smartphone e che non avrebbe alcun senso dal punto di vista commerciale forzare gli utenti ad abbandonare questi prodotti a favore di Apple Watch.

Infine il punto riguardante l’accesso alle risorse NFC, che Apple impedisce per gli sviluppatori terzi non consentendo quindi la realizzazione di app di terze parti per pagamenti contactless. Apple sottolinea che le sue tecnologie hanno l’obiettivo di promuovere facilità d’uso, sicurezza e protezione per il cliente e che le terze parti possono sfruttare una serie di tecnologie tramite API ma non accedere direttamente alla tecnologia NFC. Per la Mela non si tratta di misure anticoncorrenziali, ma è l’esito del modo in cui la tecnologia viene implementata per proteggere l’utente.

La battaglia legale tra il governo USA e Apple è quindi definitivamente iniziata: considerando i precedenti storici e gli eventuali ricorsi, si preannuncia un confronto capace di protrarsi per molti anni.

Fonte: http://feeds.hwupgrade.it/

 

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