Apple e App Store: nuove piccole aperture per Netflix, Spotify e altri. Ma dall’India rischio di una nuova indagine

Another ICT Guy

Apple e App Store: nuove piccole aperture per Netflix, Spotify e altri. Ma dall’India rischio di una nuova indagine

La scorsa settimana Apple ha comunicato la prossima introduzione di modifiche alle regole dei suoi App Store, consentendo agli sviluppatori di informare gli utenti dell’esistenza di sistemi di pagamento esterni al meccanismo degli acquisti in-app. La decisione, che rappresenta anche la chiusura di una class action a carico del colosso di Cupertino, non ha lasciato particolarmente soddisfatti gli sviluppatori, i quali ritengono che la misura non risolve nella sostanza i problemi strutturali che tutti gli sviluppatori si trovano davanti quando decidono di appoggiarsi alla piattaforma di Apple.

Apple torna in questi giorni sull’argomento, annunciando che a breve consentirà ad alcuni tipi di applicazioni (la Mela le chiama “reader app”, nel concreto si tratta di applicazioni che permettono di fruire contenuti come Netflix, Spotify o l’app Kindle di Amazon anche se ovviamente è Apple ad avere l’ultima parola su quale app possa rientrare in questa speciale classificazione) di collegare direttamente i clienti ai rispettivi siti web, nei quali possono effettuare la sottoscrizione di abbonamenti completamente al di fuori del sistema degli acquisti in-app ed evitare la decurtazione commissionale del 30% che finirebbe nelle tasche di Apple. La decisione presa da Apple consentirà di chiudere un’indagine in corso da parte della Japan Fair Trade Commission, eliminando il sospetto della violazione dell’Antimonopoly Act.

Attualmente app come Netflix e Spotify sono presenti su iOS ma non consentono di sottoscrivere un abbonamento direttamente dall’app, in quanto dovrebbero per forza passare dal sistema di acquisti in-app che decurterebbe, appunto, del 30% i proventi degli abbonamenti. Per poter sottoscrivere un abbonamento è quindi necessario collegarsi in maniera “convenzionale” al sito web di Spotify o Netflix e compiere le opportune operazioni.

La modifica che intende introdurre Apple ha comunque un raggio d’azione abbastanza limitato: la Mela stessa infatti sottolinea di consentire solamente agli sviluppatori di queste cosiddette “reader app” di “condividere un singolo collegamento al proprio sito Web per aiutare gli utenti a configurare e gestire il proprio account”. E molto probabilmente la Mela disporrà linee guida specifiche per questo tipo di collegamenti, come si può leggere tra le righe quando Apple afferma di aiutare “gli sviluppatori di reader app a proteggere gli utenti quando li collegano ad un sito web esterno per effettuare acquisti”.

Quello che non è chiaro, al momento, è se gli sviluppatori potranno menzionare i prezzi direttamente dentro l’app. In ogni caso le nuove disposizioni entreranno in vigore all’inizio del 2022, e vi sarà quindi un po’ di tempo per fare luce sui dettagli.

Ma nel frattempo, dopo che in Corea del Sud è stato approvato un disegno di legge che imporrà a realtà come Apple e Google di consentire agli sviluppatori di usare metodi di pagamento alternativi ai meccanismi in-app, arriva per la Mela una tegola dall’India: la Competition Commission of India sta infatti esaminando un caso di antitrust contro Apple sollevato da un gruppo indiano senza scopo di lucro che afferma che la commissione del 30% per gli acquisti in-app sia di danno alla concorrenza, poiché aumenta i costi per lo sviluppatore e per il cliente. Nelle prossime settimane la CCI esaminerà le tesi esposte dal gruppo e lo stato attuale delle cose per determinare l’eventuale necessità di un’indagine più approfondita.

Fonte: http://feeds.hwupgrade.it/

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *