Dopo un nuovo rapporto, la NASA non rinominerà il telescopio spaziale James Webb

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Dopo un nuovo rapporto, la NASA non rinominerà il telescopio spaziale James Webb

Il telescopio spaziale James Webb, pur essendo all’inizio della sua vita operativa (che potrebbe durare fino a 20 anni, o addirittura ancora di più in caso di missioni di manutenzione/aggiornamento), ha già mostrato le sue potenzialità con le immagini catturate nel corso di questi primi mesi. Tra le ultime ricordiamo la protostella L1527, la galassia nana di Wolf-Lundmark-Melotte o i “pilastri della creazione” nella Nebulosa dell’Aquila e il lensing gravitazionale di MACS0647-JD.

james webb

C’era però un punto che ancora faceva discutere, ma non era un tema (direttamente) scientifico quanto piuttosto legato alla storia della NASA. Il punto focale era la scelta di nominare questo strumento scientifico “James Webb” per omaggiare una figura importante dell’agenzia spaziale statunitense ma che avrebbe potuto avere qualche coinvolgimento nel lavender scare. Diverse associazioni avevano esortato l’agenzia (anche attraverso una petizione con raccolta di firme) a rinominare il telescopio spaziale. La NASA aveva preso sul serio la questione e ha quindi fatto redarre un rapporto a uno storico.

Il telescopio spaziale James Webb non sarà rinominato

In un post sul blog ufficiale della NASA si può leggere che l’agenzia promuove i valori LGBTQI+ ed è una parte fondamentale e una priorità per l’agenzia. Per questo aver nominato uno strumento così importante in omaggio di una figura potenzialmente controversa necessitava di una risposta certa e chiara.

I risultati di quanto trovato dallo storico Brian C. Odom sono stati racchiusi in un rapporto di ben 89 pagine dove vengono analizzate varie situazioni risalenti a periodi compresi tra il 1949 e il 1952 e dal 1961 al 1968, questo perché James Webb fu prima alla guida del Dipartimento di Stato e successivamente amministratore della NASA (fino a poco prima del primo allunaggio). In quegli anni furono allontanati dipendenti dall’agenzia in quanto LGBTQI+ culminati nel lavender scare. Webb era quindi un capo che aveva discriminato le persone in base al loro orientamento sessuale? Secondo il rapporto, no.

james webb

Nelle conclusioni si può leggere come “ad oggi, nessuna prova disponibile collega direttamente Webb a qualsiasi azione relativa al licenziamento di individui per il loro orientamento sessuale”. Bill Nelson (attuale amministratore della NASA) ha dichiarato “per decenni, la discriminazione contro i dipendenti federali LGBTQI+ non è stata semplicemente tollerata, ma è stata vergognosamente promossa dalle politiche federali. Il Lavender Scare che ha avuto luogo dopo la seconda guerra mondiale è una parte dolorosa della storia americana e della lotta per i diritti LGBTQI+”.

Per redarre il rapporto sono stati studiati documenti provenienti da diversi archivi come quelli del Marshall Space Flight Center, il National Archives and Records Administration, del College Park e la Truman Presidential Library. Inoltre sono stati cercati documentazioni storiche e pareri di altri storici contemporanei. In tutto questo James Webb, nel periodo del lavender scare, avrebbe cercato di limitare l’accesso da parte del Congresso ai dati del personale del Dipartimento di Stato ma non ci sono evidenze di collegamento con licenziamenti o altri soprusi. Quando James Webb era a capo della NASA ci fu anche il licenziamento di Clifford Norton (dipendente dell’agenzia) in quanto omosessuale. Secondo Odom (pagina 34) non ci sono prove che Webb fosse a conoscenza del licenziamento di Norton in quanto si trattava di una pratica considerata “normale” in quel periodo (e quindi non aveva una particolare rilevanza).

Più in generale “sulla base delle prove disponibili, l’agenzia non prevede di cambiare il nome del telescopio spaziale James Webb”. Questo rapporto e più in generale lo studio di quel periodo sarà comunque utile per ricostruire quanto accaduto e permetterà di guidare la NASA per promuovere la piena uguaglianza per le persone LGBTQI+ e le pari opportunità.

Viene però evidenziata nel rapporto la figura di John Peurifoy che fu effettivamente un alto dirigente al quale venne affidata al Dipartimento di Stato la supervisione della Personnel Security Board (che aveva come obiettivo trovare e allontanare comunisti e LGBTQI+ all’interno del personale).

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