Al CERN riprende l’attività del Large Hadron Collider dopo oltre tre anni di lavori

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Al CERN riprende l’attività del Large Hadron Collider dopo oltre tre anni di lavori

Nella giornata di ieri è stata annunciata la ripresa dei lavori del Large Hadron Collider (LHC) al CERN dopo alcuni anni di fermo a causa di lavori di manutenzione e aggiornamento. Si tratta di un momento fondamentale per la ricerca internazionale sfruttando uno dei dispositivi più complessi mai realizzati dall’essere umano.

Il momento fondamentale è stato fissato alle 12:16 del 22 aprile (ora italiana) quando sono stati immessi all’interno del grande sistema, composto tra gli altri da un anello da 27 km di circonferenza, due fasci di protoni che hanno circolato in maniera opposta tra loro sfruttando un’energia di ben 450 GeV. Ora arriverà il lavoro di ricerca per conoscere e approfondire la fisica che ci circonda.

Al CERN riattivato il Large Hadron Collider

Secondo quanto riportato nelle note ufficiali, nonostante ci sia stata una “prova generale” a ottobre 2021, con alcuni fasci pilota che hanno percorso l’LHC, solo ora si è giunti al momento dell’effettiva fine dei lavori di manutenzione e aggiornamento dei sistemi. Questi promettono di dare importanti quantità di dati per i prossimi quattro anni (a partire da questa estate).

cern lhc

Nel corso delle prossime settimane ingegneri, tecnici e scienziati lavoreranno per riuscire ad aumentare l’energia dei fasci circolanti all’interno del Large Hadron Collider del CERN fino a ben 13,6 TeV. Numeri molto più elevati di quanto sperimentato durante la prima accensione di ieri. In futuro poi ci potrebbe essere spazio per un progetto ancora più complesso e grande conosciuto come Future Circolar Collider (FCC) che avrà una circonferenza di ben 100 km con la costruzione che dovrebbe iniziare nella seconda metà degli anni ’30.

cern

Durante la terza fase di esperimenti (conosciuta come Run 3) verranno analizzati i dati derivanti da ATLAS e CMS. La fiducia dei ricercatori è altissima considerando le nuove energie messe in campo e alla possibilità di raccogliere più dati in questa campagna che nelle due precedenti messe insieme.

Per quanto riguarda l’esperimento LHCb, grazie a un rinnovamento completo, il numero di collisioni osservabili sarà superiore di mille volte. Il rilevatore chiamato ALICE invece potrà osservare cinquanta volte più collisioni di ioni che in passato. Tutti dati utili che poi confluiranno in studi, pubblicazioni e potenzialmente in qualche premio Nobel. Grazie ai dati si potrà approfondire la conoscenza del bosone di Higgs, rilevato per la prima volta nel 2012 (portando al Nobel per la fisica a Peter Higgs e François Englert), ma anche del Modello Standard.

Durante questa terza prova inoltre saranno messi in funzione gli esperimenti conosciuti come FASER e SND@LHC che guardano oltre il Modello Standard. Ci saranno quindi anche collisioni protone-elio per approfondire la conoscenza dell’antimateria (con la generazione delle particelle di antimateria dei protoni). Inoltre con gli ioni di ossigeno si guarderà in direzione dei raggi cosmici e del plasma di quark e gluoni e quindi a capire cosa potrebbe essere successo dopo il Big Bang.

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