Stellar Blade: l’action RPG di Shift Up sfoggia uno stile (quasi) unico su PS5 – Recensione

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Stellar Blade: l’action RPG di Shift Up sfoggia uno stile (quasi) unico su PS5 – Recensione

Annunciato nel 2019 come produzione multipiattaforma, il curioso Project EVE aveva conquistato l’attenzione di numerosi giocatori, merito anche della promettente direzione artistica supervisionata da Kim Hyung-tae, illustratore di Blade & Soul e fondatore di Shift Up. Quando quest’ultima ha ufficializzato il nome del suo primo gioco tripla-A, è stato anche annunciato che Stellar Blade sarebbe stato pubblicato da Sony Interactive Entertainment in esclusiva per PS5.

Dopo avervi parlato di Granblue Fantasy: Relink sulle nostre pagine, abbiamo dimostrato che le software house provenienti dal mondo del mobile gaming possono, in effetti, realizzare grandi giochi anche per le console casalinghe. Certo, il discorso vale per una netta minoranza di produttori, ma se Cygames ha vinto la sua scommessa nulla vieta a Shift Up di replicare una simile impresa – viste anche le importanti collaborazioni siglate dallo studio coreano.

Oltre alla già menzionata SIE, la software house ha infatti potuto coinvolgere MONACA, studio fondato dal compositore giapponese Keiichi Okabe, a cui dobbiamo la meravigliosa colonna sonora di NieR: Automata. Non a caso, complici anche le tematiche trattate da Stellar Blade, in molti hanno paragonato la nuova esclusiva PS5 all’iconico action game di Yoko Taro, al punto da spingere l’eccentrico game director a dire la sua, tessendo le lodi di Shift Up.

Complimenti meritati? Noi abbiamo svolto le nostre analisi e, grazie a un codice fornito da Sony PlayStation, possiamo ora dirvi se Stellar Blade meriterà la vostra attenzione.

EVE, l’ultima speranza dell’umanità

La storia di Stellar Blade ha luogo in un futuro non molto lontano, nel quale la Terra è stata abbandonata dalla nostra specie in seguito all’invasione dei Naytiba. Questa ostile razza aliena ha occupato il nostro pianeta sterminando la maggior parte dei suoi abitanti e costringendo i superstiti a darsi alla fuga e a rifugiarsi su un’enorme stazione spaziale, la Colonia. Da qui partirà la controffensiva dei terrestri con l’obiettivo di reclamare la loro patria.

Quando la Sfera madre dispiegherà l’ennesimo plotone, quello della settima Unità aerea, incontrerà nuovamente la strenua difesa dei Naytiba: la squadra d’assalto viene decimata; due sole combattenti sono ancora in grado di portare avanti la missione e, tra queste, c’è EVE. Al suo fianco troviamo Tachy, abile spadaccina e Comandante della settima Unità, la quale cadrà anch’essa vittima dei Naytiba, come si vede anche nelle primissime sequenze della demo.

In questi frangenti dai risvolti traumatici, EVE si rende immediatamente conto che la situazione è ben più grave di quanto previsto dalla Sfera madre. Possiamo percepire l’impotenza della ragazza dinanzi all esercito nemico, così come la sua incapacità di reagire o di combattere. Quando tutto sembra perduto, la protagonista viene soccorsa da Adam, un predone dalle origini sconosciute che la conduce verso la città di Xion, ultimo baluardo terrestre della razza umana.

Qui EVE incontra l’anziano Orcal, che le proporrà un accordo: in cambio delle ‘ipercelle’ necessarie per alimentare Xion e sostenere i suoi abitanti, il vecchio saggio le fornirà le posizioni dei temibili Naytiba Alpha e quella dell’Antico, obiettivo finale della missione di EVE. Solo eliminando l’Antico sarà possibile debellare definitivamente la minaccia degli invasori alieni e restituire, così, la Terra ai suoi leggittimi proprietari. Inutile ribadirlo, non sarà affatto una passeggiata.

La storia di Stellar Blade si poggia su premesse intriganti, ma tutt’altro che originali. Non si può non rimandare nuovamente il pensiero a NieR: Automata, tra le più evidenti fonti d’ispirazione della prima grande produzione di Shift Up – e non solo per il comparto narrativo, come si intuirà più avanti. C’è però anche un pizzico di Blade Runner, di Ghost in the Shell e di altre popolari opere, i cui elementi cyberpunk sono innestati in un mondo post-apocalittico che attraverso i suoi fondali trasmette in maniera eccezionale, e per niente banale, un genuino senso di desolazione.

La morte circonda Xion, al punto da spegnere ogni speranza nel cuore dei pochi superstiti che abitano la città. Questi si rivolgono a EVE chiamandola ‘Angelo’, eppure non possono fare a meno di essere maldestri nelle interazioni con la gentile protagonista, forse perché disabituati a ricevere gesti di attenzione. Ritroveranno la fiducia proprio in quella figura angelica e torneranno ad animare la città, grazie all’aiuto offerto dalla ragazza e dalla sua squadra.

La protagonista non conterà solo sull’aiuto di Adam, ma anche su quello di Lily, ingegnera e superstite della quinta Unità aerea. La nuova giovane alleata fornirà le sue avanzate conoscenze tecniche per potenziare l’equipaggiamento di EVE e, di tanto in tanto, fare capolino nelle conversazioni infastidendo Adam. Purtroppo, i comprimari non godono di una memorabile caratterizzazione e, alla fine, si riveleranno essere dei personaggi alquanto ‘piatti’. Come loro, anche altre figure del cast – di per sé già ristretto – avrebbero giovato di maggiore approfondimento. I dialoghi, inspidi e talvolta soporiferi, non migliorano questa situazione.

C’è da dire che, nonostante le chiare ispirazioni già menzionate, Stellar Blade colpisce e conquista con il suo world building. Leggendo i numerosi documenti raccolti in giro per Xion e per i fatiscenti avamposti che la circondano, ci si imbatte in racconti interessanti, spesso cupi e malinconici: parte di queste lettere riporta le degli ultimi caduti in battaglia, altre sono state lasciate dalle persone che che abitavano quelle terre, in un tempo che non conosceva la desolazione che osserviamo oggi attraverso gli occhi innocenti di EVE.

Non solo gli oggetti da ‘grimorio’, ma anche i luoghi che compongono il setting post-apocalittico, gli edifici in rovina, i corpi esanimi di chi ha provato a respingere i Naytiba. C’è una marcata componente di narrazione ambientale che, ad essere onesti, ci ha colti alla sprovvista, trattandosi della prima grande prova di forza di Shift Up. Tutto contribuisce alla costruzione di una lore tutto sommato affascinante e, soprattutto, solida e coerente, capace di intrigare anche i più grandi appassionati delle opere di finzione da cui Stellar Blade trae liberamente spunto.

La direzione artistica si rivela essere insomma il più grande punto di forza dell’intera produzione di Shift Up. Non poteva essere altrimenti, visto il curriculum di Kim Hyung-tae, il quale dimostra di avere una visione ben chiara per la sua opera e per il futuro del suo franchise. A nostro parere, un lavoro migliore poteva essere fatto sulle side quest, che prevedibilmente si riducono, per la maggioranza, a banali incarichi in cui siamo invitati a raggiungere una determinata location dove eliminare un gruppo di nemici o raccogliere un oggetto importante. Pochissime missioni secondarie riescono a offrire spunti vagamente interessanti a livello narrativo.

Dopo aver assistito ad un paio di plot twist emozionanti, ma non proprio imprevedibili, in poco più di 20 ore si potrà arrivare alle battute conclusive di Stellar Blade. Sono tre i finali disponibili e uno in particolare strizza l’occhio a un eventuale seguito. La longevità può variare facilmente a seconda del proprio stile di gioco: la campagna è sì lineare, ma, come vedremo, incoraggia anche l’esplorazione inserendo numerose attività secondarie e altrettanti collezionabili. I completisti più accaniti potrebbero superare abbondantemente le 30 ore di gioco.

Stellar Blade e la questione ‘fanservice’

Prima di concentrarci sugli aspetti legati al gameplay, apriamo una breve parentesi e parliamo dell’elefante nella stanza. Le forme accentuate di EVE – e, più in particolare, di una sua specifica parte del corpo – hanno fatto discutere sin dall’annuncio di Stellar Blade.

A detta di molti utenti, Shift Up avrebbe sessualizzato la protagonista del suo gioco ponendo grande enfasi, tra modellazioni molto dettagliate e inquadrature ‘furbe’, sul suo corpo. Ci mette lo zampino anche il motore fisico dell’Unreal Engine 4, il quale evidenzia ulteriormente le rotondità di EVE facendole reagire ai movimenti più o meno bruschi del personaggio.

Lo stesso Kim Hyung-tae, in un’intervista concessa a GamesRadar+, ha ammesso di aver indicato al suo team di prestare “speciale attenzione” al fondoschiena di EVE, spiegando che, per motivi di gameplay, quest’ultimo è la parte che il giocatore vedrà per gran parte del tempo. Il costume super-aderente di EVE non viene mai davvero contestualizzato a livello narrativo e, a dirla tutta, molti degli outfit alternativi sbloccabili in-game sono di cattivo gusto. C’è persino la possibilità di ‘denudare’ (o quasi) la protagonista rimuovendo la sua tuta protettiva, pagando il caro prezzo di una difesa praticamente azzerata negli impegnativi scontri con i nemici.

La sessualizzazione di cui sopra riguarda anche altri personaggi femminili di Stellar Blade, laddove le loro controparti maschili nascondono le loro fattezze dietro tute integrali e corazze cibernetiche. Occorre comunque sottolineare che Stellar Blade non rappresenta una novità nell’ambito in cui è inserito e che molti game designer – come lo stesso Yoko Taro di NieR: Automata – prediligono protagoniste molto gradevoli alla vista. Se non altro, in questo caso al giocatore viene data la possibilità di scegliere costumi più o meno rivelatori per l’eroina di turno.

Non approfondiremo ulteriormente la cosa, ma è curioso osservare come gran parte delle notizie che hanno anticipato il debutto di questo titolo ruotassero intorno a questo tema, catalizzando l’attenzione degli utenti e ‘distraendoli’ da eventuali pregi e difetti di Stellar Blade.

Naytiba, io ti spiezzo in due.

A proposito di pregi, è sul fronte del combat system che Stellar Blade trova e consolida la sua identità, sfoggiando uno stile sorprendentemente originale. Si tratta però di un punto d’approdo che Shift Up raggiunge con non poca fatica e con qualche incidente di percorso.

Proprio come il personaggio di EVE, il sistema di combattimento di questo action RPG si evolve progredendo nell’avventura. Nelle battute iniziali la protagonista potrà contare su un numero limitato di manovre offensive e difensive e queste ultime, presenti nel gioco come parate e schivate, si riveleranno poco efficienti sin dall’inizio. Si tratta di una delle tante scelte stilistiche di Shift Up che non ci hanno pienamente convinto e che svelano le ingenuità di un team di sviluppo alle prese con il suo primo progetto tripla-A per il mercato videoludico.

Cogliamo quindi l’occasione per parlarvi di quello che, ai nostri occhi, è uno dei più grandi difetti di questo gioco d’azione. Sin dalla demo di Stellar Blade era possibile percepire un input lag considerevole: tra la pressione di un pulsante del DualSense e l’esecuzione di quella azione da parte di EVE intercorreva quasi mezzo secondo. Abbiamo ritrovato lo stesso ‘problema’ anche nella versione completa del gioco, il che ci ha causato non pochi fastidi durante la prova.

C’è da considerare, inoltre, che Stellar Blade presenta immediatamente un livello di sfida elevato, ammiccando agli action più impegnativi del genere, primo fra tutti quel Sekiro: Shadows Die Twice che ha rivoluzionato la tipica formula dei soulslike di FromSoftware – di cui torneremo a parlare più avanti. A maggior ragione, dunque, il delay degli input assume qui una certa gravità.

In merito alle ‘ingenuità’ di cui sopra, Shift Up si è approcciata al suddetto problema in modalità differenti, finendo per pestarsi i piedi da sola. In un primo momento, il director Kim Hyung-tae ha infatti descritto il problema dell’input lag come una “scelta di design” per l’appunto – legata prettamente alle scenografiche animazioni del personaggio di EVE. Il team ha quindi deciso di applicare un ritardo di circa 0,5 secondi all’esecuzione di qualsiasi movimento.

C’è poi quel confusionario tweet pubblicato su X dall’account ufficiale del gioco, in cui il team si rivolge agli utenti che hanno segnalato la presenza di input lag dopo aver provato la demo. Gli sviluppatori hanno quindi raccomandato ai giocatori di attivare la funzione ‘Game Mode’ presente sul proprio televisore. Peccato che, almeno nel nostro caso, la Game Mode fosse già attiva quando abbiamo notato il delay. La conclusione? La patch Day One del gioco, rilasciata a poche ore dal debutto commerciale, ha ‘sistemato’ i tempi di input per gli attacchi di base, così come ha ‘migliorato’ la reattività delle parate. Nella fattispecie, le migliorie sono inconsistenti.

Anche dopo aver aggiornato Stellar Blade, impugnando il DualSense si continua ad avvertire un lieve ritardo nella risposta dei comandi. Se non altro, dopo la prima manciata di ore di frenetici scontri ravvicinati con i Naytiba, ci siamo abituati a quel delay ‘stilistico’ e abbiamo imparato a reagire più efficacemente agli attacchi nemici, anticipandone le mosse. Non sempre questo può bastare e, per esempio, le schivate continuano a non restituire grandi soddisfazioni.

Mettiamo da parte il problema, più o meno soggettivo, dell’input lag e passiamo alla rassegna dei grandi pregi del sistema di combattimento. Quando ci ritroviamo a controllare EVE sul campo di battaglia non possiamo fare a meno di essere travolti da un’esaltante euforia: l’Angelo esegue un’elegante danza letale, volteggiando con la sua lama e facendo letteralmente a fette i suoi avversari. Sebbene la varietà di mosse sia inizialmente limitata, come già detto, acquisendo nuove abilità sarà possibile stratificare a dismisura il pattern offensivo di EVE, al punto che si avrà solo l’imbarazzo della scelta su quali attacchi impiegare ai danni del nemico di turno.

Si parte dai più semplici fendenti per arrivare alle cosiddette abilità Beta, attivabili dopo aver caricato una barra energetica posta a lato dello schermo. Avanzando nella storia si otterranno anche le abilità Esplosive, devastanti contro i nemici più resilienti e particolarmente efficaci nelle più caotiche situazioni di crowd control. C’è persino una bocca da fuoco – il nostro fidato drone, convertito a ‘pistola’ da Lily – che tornerà utile in diversi frangenti, grazie anche all’impiego di diversi tipi di proiettili. La spada, tuttavia, resta l’arma di riferimento di EVE.

Tornando a parlare di fonti d’ispirazione, Stellar Blade sembra destreggiarsi tra il sottogenere degli stylish action e quello dei suddetti soulslike. In merito al primo, osserviamo come gli sviluppatori abbiano effettivamente dato priorità alle animazioni e, dunque, alla spettacolarità delle azioni eseguite da EVE, senza curarsi di offrire un comando per annullare alcune combo troppo lunghe e complesse – e mettendo quindi il giocatore in una posizione scomoda in più di qualche occasione. Scomodando nuovamente i giochi di FromSoftware, invece, le similarità vanno individuate nei pattern più o meno imprevedibili dei nemici – che, nel caso di Stellar Blade, si prestano a una lettura più semplice – e in elementi esterni al combat system vero e proprio.

Per dirne una, nelle diverse location che compongono il variegato setting di Stellar Blade troviamo degli accampamenti dove EVE potrà concedersi una pausa e riprendere le energie. Ripristinando la propria salute, però, riporteremo anche in vita i nemici eliminati fino a quel momento. Vi ricorda qualcosa? Già, è esattamente la medesima meccanica che caratterizza i falò dei vari Dark Souls.

Shift Up ha però scelto una formula decisamente meno punitiva di quella promossa dal team di Hidetaka Miyazaki nei loro ‘crudeli’ action RPG: quando vedremo la schermata di Game Over, al respawn ritroveremo tutti i punti esperienza – o meglio, i Punti Abilità – collezionati prima della morte del personaggio; non solo, ma riacquisiremo anche gli oggetti collezionabili utilizzati prima di morire, attingendo alle scorte presenti nella borsa di EVE. Questo implica che il giocatore non proverà mai quell’elettrizzante tensione che, di norma, lo accompagnerebbe in un più tradizionale soulslike – a da cui, per certi versi, si può ricavare una maggior gratificazione.

Ora però ci scontreremo con un altro punto debole del gioco: il bilanciamento. Sebbene non risulti mai del tutto punitivo, Stellar Blade non gestisce in maniera eccelsa il livello di sfida del suo gioco. L’impressione, almeno dopo la prima decina di ore di gioco, è che l’action RPG reagisca alla progressione naturale del giocatore con una crescita forzata della curva di difficoltà. Avanzando nelle prime macro-aree della campagna ci imbatteremo in alcuni nemici che saranno in grado di eliminare EVE assestando appena un paio di colpi.

Questo problema sembra riguardare prevalentemente i nemici più piccoli, mentre boss (Naytiba Alpha) e mini-boss (Naytiba Elite) godono di un trattamento più attento. Le battaglie con questi titani si rivelano divertenti e galvanizzanti, tant’è che non ci siamo mai stufati nel combatterli – neanche dopo essere morti una dozzina di volte contro lo stesso nemico.

Eccezionale, da questo punto di vista, anche il design della maggioranza di questi boss, tra cui un avversario che ci ha ricordato – in maniera fin troppo evidente – uno dei nemici più tosti e iconici di Elden Ring, altra gemma del catalogo FromSoftware. Eviteremo spoiler, naturalmente.

Nonostante manchi un vero e proprio sistema di livelli, il senso di progressione è trasmesso in maniera piuttosto efficace tramite due specifiche meccaniche del gioco: la raccolta di potenziamenti – e in particolare di Esospine – per EVE e lo sblocco di nuove abilità tramite il complesso skill tree. Quest’ultimo si suddivide in diversi rami, ciascuno dei quali rappresenta le diverse specializzazioni dell’Angelo: investendo i Punti Abilità sbloccheremo effetti potenziati per le abilità Beta e per quelle Esplosive e miglioreremo le capacità offensive e difensive di EVE.

Al termine delle battaglie più impegnative otterremo dei rarissimi item che ci consentono di incrementare il potere offensivo della spada di EVE, il numero di slot dedicati ai potenziamenti passivi e gli upgrade del drone – che, ricordiamo, ci assisterà sia nell’esplorazione con il suo radar che in battaglia, come bocca da fuoco. Parlando invece delle Esospine, alcune si riveleranno più o meno efficaci a seconda dei nemici che si dovranno affrontare. Ci siamo ritrovati in più di qualche frangente a dover cambiare l’Esospina in dotazione prima di affrontare un determinato boss, magari perché quest’ultimo è risultare più vulnerabile agli attacchi combinati – potenziabili, quindi, attraverso una delle Esospine disponibili – o perché avremo bisogno di demolire i suoi scudi nel minor tempo possibile prima di finirlo con le abilità Beta e quelle Esplosive.

Abbiamo parlato a lungo, e forse fin troppo, degli orribili nemici che proveranno a rallentare la missione della nostra tenace EVE, ma sia chiaro: Stellar Blade non è solo ‘botte e mazzate’.

C’è molta esplorazione, a dispetto di quanto la struttura semi-lineare del gioco voglia far credere. Non ci sono elementi open world (per fortuna, aggiungeremmo), eppure troviamo due macro-aree dove il giocatore potrà vagare liberamente e raccogliere nuovi incarichi, incappando spesso e volentieri in altri nemici da eliminare. A prescindere dalla grandezza dell’area di gioco, ogni ‘livello’ include diverse aree nascoste che ricompenseranno i giocatori più curiosi con tesori e altre ricompense rare. Certo, il level design non raggiunge mai vette particolarmente elevate in termini di complessità, ma è stato fatto un ottimo lavoro nell’ottica di incentivare l’esplorazione.

Ribadiamo che l’intero sistema di side quest – che, peraltro, si appoggia in parte anche a una bacheca di missioni – si è rivelato alquanto deludente e solo una piccola manciata di incarichi secondari ci ha regalato qualche soddisfazione. Ciononostante, il combat system frenetico e divertente e l’abbondante dose di ricompense bastano e avanzano per spingere il giocatore a girare in lungo e in largo per le lande desolate che circondano Xion. Non mancheranno nemmeno puzzle ed enigmi ambientali, anche se questi ultimi si riveleranno spesso tediosi e poco stimolanti.

Mai visto un Unreal Engine 4 così in forma su console

Sì, Stellar Blade è una produzione esclusivamente ‘next-gen’. Sì, Shift Up ha scelto l’Unreal Engine e no, non è stata impiegata la versione più recente del motore grafico di Epic Games. In ogni caso, il team coreano ha ricavato risultati impressionanti lavorando sull’UE 4.

Su PlayStation 5, Stellar Blade restituisce un colpo d’occhio eccezionale e, al tempo stesso, una grande fluidità di gioco, ammesso che si scelga l’opzione grafica giusta. La modalità Risoluzione (4K, 30fps) è infatti la scelta meno consigliata se si vorrà trarre il massimo dallo scenografico combat system del gioco. Abbiamo dunque ripiegato sulla modalità Prestazioni (1440p, 60fps), in un primo momento, e infine su quella Bilanciata (upscale a 4K, 60fps non sempre costanti); la scelta finale è ricaduta su quest’ultima, il giusto compromesso tra qualità visiva e fluidità.

Spettacolari e realistiche le animazioni di EVE e dei mostruosi Naytiba che affronta in battaglia. Il livello di dettaglio è prevalentemente elevato, con le uniche eccezioni rappresentate da alcune texture piatte sparse sui fondali di alcune aree di gioco. Buono il sistema d’illuminazione, sebbene manchi il supporto a qualsivoglia tecnologia basata sul ray tracing.

Passando al comparto sonoro, non possiamo che elogiare il lavoro di MONACA per la strepitosa soundtrack. Brani dalle sonorità elettroniche e dal ritmo movimentato accompagnano EVE nelle sue missioni e nelle boss fight più impegnative, mentre le pause all’accampamento e le battute esplorative verranno accompagnate da melodie, cantate e strumentali, evocative e rilassanti. A tratti abbiamo percepito una certà ripetitività degli arrangiamenti, in particolare nei frangenti più ‘calmi’ dell’avventura, ma nel complesso il risultato rimane molto positivo.

Meno entusiasmante il doppiaggio, in particolare quello italiano, in cui solo la voce di EVE riesce a spiccare; decisamente dimenticabili le interpretazioni dei personaggi secondari. La situazione migliora leggermente con il voiceover inglese e trova la soluzione definitiva con quello coreano, dove troviamo prestazioni molto più convincenti da parte dell’intero cast.

In merito alle tecnologie di PS5, durante la prova di Stellar Blade abbiamo trovato una soddisfacente integrazione del feedback aptico del DualSense e, in parte, dei suoi trigger adattivi. Abbiamo potuto persino utilizzare il touchpad, spesso tristemente ignorato anche dai produttori first-party di Sony. L’unica ‘loading screen’ che potrebbe infastidirvi è quella che troverete all’avvio del gioco, ma quando passerete all’azione troverete caricamenti pressoché istantanei.

Stellar Blade: imperdibile se avete una PS5

Alla sua prima esperienza con una produzione di questa portata, Kim Hyung-tae e gli altri membri del team di Shift Up hanno dimostrato sangue freddo, riuscendo a portare a casa un ottimo risultato sia sul fronte prettamente ludico che su quello tecnico/visivo.

Al netto di alcune discutibili scelte di design e di altri difetti, dettati principalmente dall’inesperienza del developer, Stellar Blade centra il bersaglio più importante di tutti: diverte, tantissimo. L’action RPG rilasciato lo scorso 26 aprile in esclusiva per l’ammiraglia Sony è un gioco che non stufa mai, dal primo all’ultimo minuto della sua storia, nonostante quest’ultima non riesca mai a decollare. La durata della main quest è quella giusta, ma una decina di ore in più avrebbe permesso agli autori di dare una maggiore profondità ai personaggi di un cast dal potenziale inespresso.

Trattandosi di una delle poche esclusive del 2024 destinate a PlayStation 5, non avrete particolari pretesti per evitarne l’acquisto, a meno che non siate stufi dell’ennesimo action RPG che, anche se vagamente, richiama i più avvincenti esponenti del sottogenere soulslike. Se non altro, vista la ‘leggerezza’ con cui si approccia ai giocatori meno esperti, potrebbe essere un buon punto di partenza per avvicinarsi alle esperienze più punitive confezionare da FromSoftware.

Fonte: http://feeds.hwupgrade.it/

 

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