Corte dei Conti europea: il divieto alle auto a benzina e diesel dal 2035 espone l’Europa alla Cina

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Corte dei Conti europea: il divieto alle auto a benzina e diesel dal 2035 espone l’Europa alla Cina

Con un intervento insolito, i revisori dei conti dell’Unione Europea (Corte dei Conti europea) hanno avvertito che la sovranità industriale dell’UE è a rischio se si procede sulla strada del divieto alle auto a benzina e diesel dal 2035 senza prima affrontare i problemi di dipendenza dai fornitori esteri per le materie prime e le batterie necessarie per produrre veicoli elettrici.

La recente revisione degli standard di CO2 per auto e veicoli commerciali punta a ridurre drasticamente il limite delle emissioni dovute al parco auto circolante a partire dal 2035, quando si toccherà, secondo le previsioni, il culmine a proposito di standard sulle emissioni sempre più rigorosi. “Ciò ha contribuito a ridurre le emissioni reali dei veicoli in linea con le ambizioni ecologiche dell’UE?” ha chiesto il membro dell’ECA Nikolaos Milionis. “La risposta è un sonoro no”, ha detto il revisore dei conti dell’UE mentre, affiancato da tre suoi colleghi, informava i giornalisti tramite collegamento video dal Lussemburgo (fonte: Euronews).

Benzina

Nonostante le ormai imminenti elezioni del Parlamento Europeo (dal 6 al 9 giugno 2024), la Corte dei conti europea ha negato fermamente qualsiasi intento politico dietro la sua decisione di avvertire che un imminente divieto sulla vendita di auto convenzionali a benzina e diesel potrebbe portare a un afflusso di importazioni di auto elettriche dalla Cina.

Secondo la Corte, l’Unione Europea deve affrontare sfide significative per garantire una transizione efficace e realistica, ma ha finora sottovalutato l’entità di queste sfide. In particolare, è necessario che l’industria europea sia competitiva nella produzione di auto elettriche senza dipendere eccessivamente dai fornitori stranieri, soprattutto cinesi, ma anche garantire un approvvigionamento sicuro di materie prime e migliorare le infrastrutture di ricarica.

La Corte ha riconosciuto i progressi nell’abbassamento delle emissioni di gas serra in generale, ma ha evidenziato che nel settore dei trasporti, che rappresenta circa un quarto delle emissioni di carbonio dell’UE, le auto convenzionali emettono ancora la stessa quantità di anidride carbonica di 12 anni fa. Anche le auto ibride ricaricabili sono state criticate per le discrepanze tra le emissioni misurate in laboratorio e quelle su strada.

Sul fronte dei combustibili alternativi, come i biocarburanti, la Corte ha notato la mancanza di una tabella di marcia chiara per risolvere i problemi a lungo termine del settore. Non essendo disponibili su vasta scala, i biocarburanti non possono rappresentare un’alternativa valida. Inoltre, l’industria europea delle batterie è in ritardo rispetto ai concorrenti mondiali, con la maggior parte della produzione mondiale controllata da aziende non europee. Questo ritardo è attribuito alla dipendenza dalle importazioni di materie prime da paesi terzi, senza accordi commerciali adeguati.

Nello specifico si rischia non solo di importare troppo materiale tra batterie e auto dalla Cina, ma anche di favorire le industrie straniere con incentivi che porteranno un flusso di denaro verso l’estero a un costo non indifferente per quanto riguarda le finanze europee. Unitamente a un mercato che funziona su logiche differenti, dal punto di vista sindacale e non solo, tutto questo consentirebbe alla Cina di ottenere vantaggi competitivi difficilmente colmabili in futuro.

Inoltre, sono necessarie azioni più concrete per affrontare le sfide legate alla sostenibilità ambientale e all’accessibilità economica per i consumatori. Motivi per cui questo rapporto solleva interrogativi importanti sulle politiche e le strategie necessarie per una transizione efficace verso un parco auto a emissioni zero in Europa e si inserisce in un dibattito politico, in vista delle elezioni, sempre più rovente.

Fonte: http://feeds.hwupgrade.it/

 

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