NASA OSIRIS-REx: le ultime novità e le prime immagini dei campioni dell’asteroide Bennu

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NASA OSIRIS-REx: le ultime novità e le prime immagini dei campioni dell’asteroide Bennu

Il 24 settembre è rientrata sulla Terra la capsula della missione NASA OSIRIS-REx portando al suo interno i campioni raccolti dall’asteroide Bennu. La sonda era stata lanciata nel 2016 arrivando in orbita intorno all’asteroide bersaglio alla fine del 2018. Ci sono voluti però due anni (alla fine del 2020) per eseguire le operazioni di raccolta dei campioni, non senza qualche imprevisto a causa della mancata chiusura del cestello di raccolta che potenzialmente avrebbe potuto disperdere il carico utile.

Tutto si è risolto per il meglio e meno di un mese fa i campioni dell’asteroide Bennu sono arrivati finalmente sulla Terra atterrando nello Utah. Anche in questo caso c’è stato un imprevisto con il parafreno che non si è probabilmente dispiegato correttamente mentre il paracadute principale si è aperto a una quota differente da quella prevista. La capsula ha comunque toccato dolcemente il suolo desertico rimanendo intatta e conservando così il suo prezioso carico. Nelle ore seguenti ci sono state alcune operazioni iniziali per mettere al sicuro i campioni in una camera bianca provvisoria per poi proseguire con il loro trasferimento al Johnson Space Center. Nella giornata odierna si è tenuta la conferenza della NASA per fornire le prime informazioni utili sui campioni raccolti.

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NASA OSIRIS-REx: le novità sui campioni dell’asteroide Bennu

Prima dell’evento in diretta di oggi, la NASA aveva annunciato che la squadra che si occupa degli astromateriali al Johnson Space Center aveva iniziato a raccogliere una parte dei campioni che si trovavano all’esterno della sezione TAGSAM (Touch-and-Go Sample Acquisition Mechanism). Si tratta principalmente di campioni di piccole dimensioni associabili a polvere ma che potrebbero essere comunque utili per analisi di vario genere. La squadra ha anche iniziato il controllo di alcuni segmenti utili a capire se il materiale contenuto all’interno della capsula potesse aver subito contaminazioni ambientali (che ovviamente cambierebbero i risultati delle analisi).

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Nella parte iniziale della conferenza sui campioni di NASA OSIRIS-REx, è stato dichiarato che JAXA, CSA ed ESA avranno una parte dei campioni per poter eseguire analisi indipendenti nei propri laboratori. Durante conferenza è stato poi ribadito che studiare gli asteroidi permetterà di conoscere l’origine del Sistema Solare, dei pianeti (Terra compresa) e di come potrebbe essersi evoluta la vita. Una parte dei campioni sarà inoltre conservata per future analisi con strumentazioni più avanzate così da fornire ulteriori dati anche alle generazioni future, qualcosa di simile è già accaduto con i campioni delle missioni Apollo.

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L’amministratore della NASA, Bill Nelson, ha dichiarato “il campione di OSIRIS-REx è il più grande campione di asteroide ricco di carbonio mai consegnato sulla Terra e aiuterà gli scienziati a indagare sulle origini della vita sul nostro Pianeta per le generazioni a venire. Quasi tutto ciò che facciamo alla NASA cerca di rispondere a domande su chi siamo e da dove veniamo. Missioni della NASA come OSIRIS-REx miglioreranno la nostra comprensione degli asteroidi che potrebbero minacciare la Terra, dandoci uno sguardo su ciò che si trova oltre. Il campione è tornato sulla Terra, ma c’è ancora tanta scienza da scoprire, una scienza che non abbiamo mai visto prima”.

I primi dati mostrano che i campioni dell’asteroide Bennu contengono acqua sotto forma di minerali argillosi e un alto contenuto di carbonio. Due elementi fondamentali per la vita. Per capire da dove proviene il carbonio ci vorranno ulteriori analisi che verranno eseguite nei prossimi mesi e permetteranno di avere un’idea più chiara dell’origine di Bennu. Non è stata rivelata ufficialmente la quantità di campione riportato da NASA OSIRIS-REx. L’obiettivo minimo era di 60 grammi, ma probabilmente questa cifra è stata superata di molto.

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Le analisi con il microscopio elettronico hanno mostrato materiali argillosi, minerali contenenti solfuro, strutture di ferro e ossido di ferro. Con la tomografia computazionale a raggi X è stato possibile “vedere” all’interno dei singoli frammenti senza doverli effettivamente distruggere. Si è notato poi come ci siano differenti rocce con strutture diverse tra i campioni raccolti permettendo di avere una più ampia panoramica dell’asteroide. Sono state anche condotte analisi con microscopi ottici e sotto luce ultravioletta rivelando la presenza di molecole organiche. Siamo solo all’inizio e i risultati più importanti arriveranno solo con il tempo.

Fonte: http://feeds.hwupgrade.it/

 

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