Asus ProArt Studiobook: schermo ad alta fedeltà, anche in un portatile

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Asus ProArt Studiobook: schermo ad alta fedeltà, anche in un portatile

C’è un elemento su cui internamente, qui in Hardware Upgrade, concordiamo da sempre: i nomi dei prodotti non dovrebbero essere concepiti a sproposito. Ecco perché quando una realtà importante nel panorama tecnologico come ASUS decide di utilizzare i termini “ProArt” per identificare una famiglia di prodotti, non possiamo esimerci dall’esprimere una sincera e severa curiosità.

Un nome come questo mira dritto al centro di una categoria ben specifica di utenti: i professionisti della creatività. Del resto la stessa ASUS, quando ha presentato i nuovi prodotti di questa linea, è stata molto chiara: “Pro rappresenta il fondamento della creatività che supporta varie forme d’arte, mentre Art si riferisce alla creatività senza fine”. Parliamo quindi di strumenti che, almeno nel nome, sono destinati a fotografi, grafici, videomaker e content creator in senso più generale.

Una particolare enfasi è stata posta su un’ampia serie di sistemi notebook dedicati a questa tipologia d’utenza, con il modello ASUS ProArt Studiobook Pro 16 OLED a rappresentare il fiore all’occhiello della proposta della società taiwanese per il mondo dei professionisti creativi e per il quale abbiamo avuto un primo rapido contatto tramite il quale sondare alcuni aspetti, in particolar modo concentrandoci sul compotamento dello schermo.

D’altra parte quando si pensa a sistemi destinati al professionista creativo spesso ci si immagina sistemi desktop che siano sì prestazionali, ma anche ingombranti e voluminosi e non certo portatili. La volontà di ASUS è quindi quella di riuscire a portare la stessa esperienza d’uso di una postazione desktop professionale anche in mobilità, senza scendere a compromessi. Del resto crediamo che la creatività, per potersi esprimere appieno, non debba essere limitata dagli strumenti che si usano.

ASUS Dial, il controllo jog arriva anche sui notebook

Ed è a questo proposito che, proprio con la linea ProArt Studiobook, ASUS introduce una novità interessante, inedita su sistemi notebook e che cerca nello specifico di colmare una di quelle lacune che esistono tra portatili e workstation. Si tratta di ASUS Dial: accanto al trackpad è stato inserito un controller rotativo che consente di eseguire correzioni e modifiche accurate all’interno delle applicazioni compatibili (al lancio quelle di Adobe, tra cui Photoshop, Premiere Pro, Photoshop Lightroom Classic e After Effects). La regolazione di cursori e parametri è infatti un’operazione che spesso è di esecuzione non esattamente agevole con i sistemi di input tradizionale, e certamente non lo è quando ci si trova a lavorare in mobilità.

Se in una postazione desktop il creativo spesso ricorre a tavolette grafiche o controller a jog, con un portatile utilizzato in movimento non sempre ciò è possibile. La possibilità di disporre di una rotella integrata nel notebook viene incontro a questo tipo di esigenza e consente di modificare con precisione e rapidità quei parametri (per esempio l’esposizione di una fotografia, o lo scorrimento accurato di una timeline) che risulterebbe disagevole manovrare con il tradizionale trackpad.

Secondo tratto distintivo dei sistemi notebook della famiglia ProArt è l’impiego di pannelli OLED: ASUS ProArt Studiobook Pro 16 OLED fa uso in particolare di un pannello da 16 pollici, in risoluzione 4K e formato 16:10 (la definizione risultante è pertanto di 283 pixel per pollice). Si tratta di un display che sulla carta appare decisamente interessante: la società dichiara copertura del gamut DCI-P3 al 100%, certificazioni PANTONE Validated e Calman Verified, e una precisione del colore Delta-E 2, con calibrazione di fabbrica e rispondenza allo standard VESA DisplayHDR 500 True Black.

Professionisti dell’immagine e creativi: l’importanza del display

Ma cerchiamo di capire quale sia l’importanza di disporre di un display di elevata qualità quando si tratta di affrontare attività professionali di editing di immagini, che siano fotografie o video. In queste attività è di fondamentale importanza la gestione di ciò che in gergo viene chiamata “catena del colore”, ovvero la corretta configurazione dei profili colore di tutti i dispositivi coinvolti nella produzione di un contenuto, dalla camera all’output (video o stampa che sia) passando ovviamente per il monitor tramite il quale verranno effettuate tutte le operazioni di correzione e ritocco dell’immagine.

Posto che dispositivo di acquisizione e dispositivo di output siano correttamente configurati e calibrati, è ovviamente nella parte intermedia del ritocco, correzione e modifica di un’immagine che si corre il rischio di compiere errori specie se il monitor che si usa non riproduce correttamente i colori e la progressione tonale: in questo caso si finirebbe con l’andare a correggere un’immagine che in realtà non ha bisogno di alcuna correzione, ma che viene semplicemente visualizzata in maniera errata. Per quanto, solitamente, si adotti spesso la tecnica della correzione colore “per valori” (modificando cioè determinati valori dell’immagine secondo concetti ben precisi), il riscontro visivo è sempre comunque importante per avere contezza del risultato.

Bilanciamento del bianco e progressione tonale

Ma cosa significa “riprodurre correttamente i colori”? Anzitutto che il monitor non presenti dominanti indesiderate: per sapere se ciò avviene bisogna accertarsi che il bianco e la scala di grigi siano correttamente neutri. In termini più concreti, significa che tutti i livelli della scala di grigio abbiano la stessa quantità di luce rossa, verde e blu (piccola digressione tecnica: i monitor funzionano secondo il principio della sintesi additiva, ovvero la luce bianca è formata dalla “somma” di luce verde rossa e blu, emessa dai subpixel di ciascun pixel del pannello): qualsiasi disomogeneità introdurrà delle dominanti indesiderate che andranno ovviamente a ripercuotersi sulla resa cromatica. Tuttavia c’è un margine entro cui le eventuali dominanti non risultano visibili all’occhio umano, o risultano appena percepibili: tutti gli scostamenti nell’ordine del +/-5% rispetto all’equilibrio neutro sono assolutamente tollerabili. Dopo il 5% di scostamento, via via che ci si avvicina al 10%, la dominante è percepibile anche agli occhi meno allenati: se ciò può non rappresentare un problema nel caso di un monitor destinato ad un uso generalista e principalmente di fruizione, per un monitor dedicato alla produzione professionale ovviamente il discorso cambia in quanto la presenza di una dominante percepibile può andare ad influire anche significativamente sul risultato. Allora iniziamo a mettere alla prova il display di ASUS ProArt Studiobook Pro 16 OLED proprio su questo aspetto, il bilanciamento RGB della scala di grigi.

Le analisi mostrano che questo pannello riesce a mantenere una buona neutralità su tutta la scala di grigi: per ciascun livello infatti notiamo che gli scostamenti delle componenti RGB sono capaci di mantenersi tranquillamente entro i livelli di guardia, con il risultato di evitare l’insorgenza di dominanti indesiderate che possano compromettere la resa cromatica a schermo.

Restiamo ancora per un momento nel campo della scala di grigi, in quanto un altro esame importante è la verifica della progressione tonale dal nero al bianco. Questa progressione dovrebbe rispettare un andamento ben preciso, descritto da una curva esponenziale la cui pendenza è determinata da uno specifico valore dell’esponente “gamma” (lettera greca γ): il valore più comunemente utilizzato, poiché consente di avere il miglior bilanciamento della progressione tonale, è pari a 2.2. C’è la possibilità di utilizzare anche valori di gamma differenti, e in questo caso valori superiori (2.4, 2.6) daranno come risultato una maggior espansione delle basse luci e delle alte luci, dando luogo ad un’immagine percepita come generalmente più “scura” ma anche più contrastata e dinamica, mentre al contrario valori inferiori (2.0, 1.8) comprimono la gamma dinamica, con basse luci più in evidenza e alte luci a livelli più contenuti, creando un’immagine che viene percepita come più “chiara” e luminosa ma meno contrastata. L’impiego di un determinato valore di gamma è conseguenza di determinate scelte creative o di produzione. Quello che tuttavia non è tollerabile, sempre pensando ad un monitor destinato alla creazione professionale di contenuti, è che la curva di gamma misurata proceda in maniera discontinua tra i vari livelli di grigio, e cioè che cambi pendenza in maniera improvvisa e casuale: questo descriverebbe una progressione tonale errata con una conseguente riproduzione non fedele delle immagini. Verifichiamo, quindi, anche questo aspetto del pannello di ASUS ProArt Studiobook Pro 16 OLED.

La progressione tonale del pannello che equipaggia ASUS ProArt Studiobook Pro 16 OLED è corretta: vediamo infatti che l’andamento ricalca in maniera piuttosto fedele la curva canonica di gamma 2.2. In questo modo abbiamo la garanzia che il gradiente tonale dal nero al bianco è riprodotto in maniera corretta senza compressioni o espansioni non volute di basse o alte luci e senza improvvise variazioni incoerenti. Registriamo qui una luminanza massima di 408 candele su metro quadro, per un ottimo rapporto di contrasto nativo (intra-frame) di 12000:1.

Estensione del gamut e fedeltà cromatica

Dopo aver verificato l’assenza dominanti e la corretta progressione tonale, è opportuno ora andare ad indagare l’estensione del dominio cromatico del monitor, e cioè “quanti colori” è in grado effettivamente di riprodurre. Si procede quindi a rilevare le coordinate cromatiche dei primari e dei complementari (rispettivamente i colori rosso, verde e blu e ciano, magenta e giallo) che definiranno sei punti nel piano che ci consentiranno di tracciare un poligono detto “triangolo di gamut” sul diagramma spazio colore CIE 1931, definito nel 1939 dalla Commission Internationale de l’Eclairage e che comprende tutte le tinte visibili all’occhio umano a prescindere dalla luminanza. Il triangolo di gamut rilevato sarà messo a confronto con gli opportuni spazi colore standard, a seconda della destinazione d’impiego del monitor. Andiamo quindi a rilevare il triangolo di Gamut del display di ASUS ProArt Studiobook Pro 16 OLED.

L’analisi al colorimetro mostra che non solo questo pannello riesce ad esprimere una copertura pari al 100% dello spazio colore DCI-P3, ma anzi il suo dominio cromatico è superiore, arrivando quasi alle dimensioni dello spazio colore AdobeRGB.

Fino ad ora abbiamo verificato la presenza di evenutali dominanti, la corretta progressione tonale e l’estensione del dominio cromatico. Ma come fare per sintetizzare tutte queste rilevazioni e ottenere un riscontro tangibile di quale sia il livello di fedeltà cromatica del monitor? Detto in altri termini: quanto è in grado di riprodurre correttamente i colori? Per fare questo andremo a misurare le coordinate cromatiche di un preciso set di campioni: quelli presenti sulla carta Gretag Macbeth Color Checker. Questi campioni sono definiti in maniera standardizzata da precise coordinate cromatiche, le quali a loro volta definiscono dei punti nel piano cartesiano del diagramma dello spazio colore CIE 1931. Un monitor sarà tanto più fedele quanto più è ridotta la distanza tra i punti rilevati strumentalmente e quelli dei campioni della carta Color Checker: una distanza espressa in Delta E. Per gettare dei paletti di riferimento una “distanza” Delta E compresa tra 0 e 2 indica uno scostamento praticamente non percepibile ad occhio nudo (per alcuni colori l’occhio umano non è in grado di percepire variazioni fino a Delta E 3): ovviamente è questo il parametro che andiamo a ricercare nei monitor destinati alla produzione di contenuti, e cioè che abbiano un DeltaE medio inferiore a 2. Può ovviamente accadere che non tutti i campioni riescano a rientrare al di sotto di Delta E 2: l’importante però è che i singoli campioni non superino il valore di 3 e che il Delta E Medio dello schermo rispetti il valore 2. Per questo pannello ASUS dichiara un Delta E medio di 2 (con possibili variazioni di +/- 0,5 sui singoli campioni).

Le analisi strumentali sulla fedeltà cromatica ci hanno restituito un quadro rispettoso delle dichiarazioni ASUS e della destinazione d’uso di questo portatile: il DeltaE medio è pari a 1,97, e nessun campione supera il valore di Delta E 2,5. La rilevazione della fedeltà cromatica va quindi a riassumere i convincenti risultati ottenuti con le precedenti analisi, confermando quindi un pannello di elevata qualità e del tutto adatto per i creator e i professionisti dell’immagine che possono avvalersi pertanto di un valido strumento di lavoro anche in mobilità.

Calibrazione sempre sotto controllo con ProArt Creator Hub

ASUS ha inoltre previsto la possibilità di verificare periodicamente la calibrazione del monitor tramite l’utility ProArt Creator Hub: collegando un colorimetro l’applicazione si occuperà in maniera del tutto automatica di verificare e se necessario correggere il comportamento del pannello, così che sia possibile avere sempre sotto controllo l’adeguatezza della resa cromatica.


L’attenzione verso i professionisti dell’immagine passa poi anche da un’iniziativa che ASUS ha lanciato proprio con il debutto di questa linea di portatili e che prevede una collaborazione con Adobe tramite la quale verranno offerti abbonamenti gratuiti ad Adobe Creative Cloud della durata di 1 o 3 mesi unitamente all’acquisto di alcune soluzioni creator.

In attesa della possibilità di effettuare una recensione completa del prodotto, questo primo contatto avuto ASUS ProArt Studiobook Pro 16 OLED ci ha convinto: ci siamo avvicinati con uno sguardo, come abbiamo detto in apertura, di “severa curiosità” con il quale abbiamo riscontrato strumentalmente uno schermo di elevata qualità e concretezza, rispettoso del nome “ProArt”.

Fonte: http://feeds.hwupgrade.it/

 

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