UE contro Meta: non bastano gli abbonamenti a pagamento per abilitare la pubblicità comportamentale

L’EDPB, il Comitato europeo per la protezione dei dati, ha chiesto al garante della privacy irlandese di imporre a Meta un divieto all’utilizzo di dati personali per alimentare la cosiddetta pubblicità comportamentale, ovvero la visualizzazione di messaggi pubblicitari mirati sulla base delle abitudini di navigazione dell’utente. La richiesta è stata inoltrata all’Irlanda perché Meta ha sede legale europea a Dublino, mentre si richiede che la disposizione venga messa in atto entro due settimane.
Già a settembre l’autorità norvegese per la protezione dei dati, Datatilsynet, aveva inoltrato richiesta all’EDPB per l’estensione del divieto già in vigore in Norvegia all’intero Spazio economico europeo (SEE). In questo modo, Meta non potrebbe disporre dei dati personali per messaggi mirati su Facebook e Instagram, il che creerebbe un enorme ostacolo nei piani di social networking dell’azienda.
Già nel dicembre 2022, l’EDPB chiariva che il contratto di Meta con l’utente finale non costituisce una base giuridica adeguata per il tipo di trattamento dei dati personali effettuato da Meta per la pubblicità comportamentale. Una posizione diametralmente opposta a quella dell’azienda di Mark Zuckerberg, secondo la quale il contratto di Termini e Condizioni, che gli utenti dei suoi servizi accettano, rappresenta una valida base giuridica per disporre dei dati personali e fornire annunci pubblicitari mirati in base al comportamento. Tuttavia, secondo alcuni tribunali europei che si sono espressi sulla materia, ai sensi del Regolamento generale europeo sulla protezione dei dati del 2018, gli utenti devono dare un consenso specifico prima che vengano loro mostrati annunci personalizzati.
Ci troviamo all’interno di un lungo braccio di ferro tra Unione Europea e Meta, che sembrava essere giunto a una conclusione con l’annuncio della scorsa settimana degli abbonamenti a pagamento per Facebook e Instagram, la cui entrata in vigore è prevista per novembre. Meta ha introdotto questa misura, infatti, perché ritiene che una recente sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea (CGUE) abbia espressamente riconosciuto che un modello di abbonamento rappresenta una forma valida di consenso per un servizio finanziato dalla pubblicità.
In una dichiarazione a The Register, un portavoce di Meta sembra sorpreso dal divieto di raccolta dati dell’EDPB. Il colosso della pubblicità ritiene che, se chiederà il consenso agli utenti, gli sarà consentito continuare a elaborare le informazioni personali per le pubblicità mirate. Meta, inoltre, afferma ancora di credere fermamente in una internet libera e supportata dalla pubblicità.
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