La storia di Amber: come un innovativo impianto al cervello gli ha cambiato la vita

Un innovativo impianto cerebrale personalizzato ha portato sollievo a una donna affetta da grave disturbo ossessivo-compulsivo, secondo uno studio pubblicato questo mese sulla rivista Neuron.
Amber Pearson, residente nell’Oregon, soffriva di disturbi ossessivi fin dall’adolescenza, con rituali di pulizia compulsiva che le provocavano ferite e sanguinamento alle mani. Anche attività semplici come mangiare con altre persone le erano precluse dalla paura ossessiva di contaminazione del cibo.
Nessun trattamento farmacologico o psicoterapeutico era stato efficace nel controllare i suoi sintomi. In seguito Pearson ha sviluppato anche epilessia, con gravi crisi convulsive. I medici hanno così preso in considerazione la stimolazione cerebrale profonda (DBS), una tecnica che prevede l’impianto chirurgico di elettrodi nel cervello.
La DBS è utilizzata da decenni per controllare il tremore nel Parkinson, e più recentemente è stata testata per alcuni disturbi psichiatrici. Con l’approvazione della FDA, è stata tentata come ultima risorsa anche per casi estremi di disturbo ossessivo-compulsivo.
Stimolazione cerebrale personalizzata: la nuova frontiera contro i disturbi mentali?
Nel 2019, un team medico dell’Oregon Health & Science University ha impiantato a Pearson un dispositivo DBS sperimentale, progettato su misura per lei. A differenza dei comuni stimolatori che erogano impulsi elettrici continui, questo rilascia stimolazioni brevi ed intermittenti, solo quando rileva anomalie nell’attività cerebrale associate all’insorgenza di crisi convulsive o pensieri ossessivi.
Per programmare il dispositivo, i medici hanno monitorato l’attività neurale di Pearson sia nella vita quotidiana che in laboratorio, identificando le aree neurali uniche corrispondenti ai suoi sintomi. In questo modo, gli elettrodi cerebrali potevano fornire stimolazioni mirate per entrambe le patologie.
Nei mesi successivi, Pearson ha mostrato un netto miglioramento dei sintomi ossessivo-compulsivi, con riduzione del tempo impiegato in rituali compulsivi da 8 ore al giorno a soli 30 minuti. Anche le crisi epilettiche sono state tenute sotto controllo.
Secondo i ricercatori, si tratta della prima applicazione di coinvolgimento cerebrale profonda personalizzata e reattiva, contemporaneamente efficace su epilessia e disturbo ossessivo-compulsivo. Il risultato evidenzia la natura neurologica di quest’ultimo disturbo, analogamente a condizioni come Parkinson ed epilessia.
L’erogazione intermittente potrebbe portare vantaggi rispetto a quella continua, quali una maggiore durata del dispositivo e una minore probabilità di insorgenza di resistenza al trattamento. Tuttavia, non è ancora chiaro se la firma neurale isolata nel singolo caso di Pearson sia generalizzabile ad altri pazienti con disturbo ossessivo-compulsivo.
La patologia cerebrale profonda rimane un’opzione rara nel trattamento di questo disturbo, applicabile solo nei casi più gravi e refrattari ad altre terapie. Ma per pazienti con vite fortemente compromesse, può offrire un reale beneficio.
Per Amber Pearson, l’impianto cerebrale ha significato una liberazione dalla morsa opprimente del disturbo ossessivo-compulsivo. Ora è in grado di condurre una vita normale e prevede di ritornare a studiare per diventare tecnico chirurgico, con la speranza di lavorare un giorno al fianco della squadra che le ha ridato una vita.
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