Rivian accusata da Tesla per furto di segreti commerciali, la parola adesso spetta al giudice

Nel 2020, secondo quanto riportato dalla testata Electrek, Tesla ha intentato una causa contro Rivian per presunto furto di segreti commerciali, di cui la start-up sarebbe entrata in possesso assumendo alcuni ex dipendenti di Musk, incoraggiandoli a portare con sé documenti della casa rivale.
Precisamente, gli ex lavoratori sarebbero: due reclutatori, un manager EHS [ndr, Health, Safety & Environment, Salute, Sicurezza e Ambiente] e un manager della rete di ricarica di Tesla.
La società di Musk non ha mai rivelato quali segreti – nello specifico – sarebbero stati rivelati, ma l’accusa rivolta – in sede legale – a Rivian cita “documenti costituiti da segreti commerciali altamente sensibili, informazioni di ingegneria riservate e proprietarie”.
Nel 2021, Tesla ha ampliato la causa, affermando più specificamente che Rivian stesse “rubando la tecnologia di base per le sue batterie di nuova generazione” e dopo diversi anni di botta e risposta – in cui da una parte Rivian negava le accuse, dall’altra Tesla non si dava per vinta – hanno portato le due case automobilistiche in tribunale, dove l’ultima parola spetterà al giudice scelto.
Mercoledì scorso, infatti, un giudice del tribunale statale ha negato (almeno provvisoriamente) la richiesta dei dipendenti di Rivian di una decisione arbitrale sommaria, cosa che avrebbe respinto l’affermazione di Tesla secondo cui avevano firmato accordi e altri contratti che vietavano loro di rubare informazioni proprietarie e divulgarle ai concorrenti.
Il magistrato ha invece accolto (sempre provvisoriamente) la richiesta dei dipendenti (di Rivian) di pronunciarsi su un’altra affermazione di Tesla, secondo cui avrebbero avuto accesso illegalmente ai computer dell’azienda per copiare e rubare dati.
Una volta che la sentenza sarà ufficiale, Tesla avrà il via libera per muoversi in sede giudiziale contro Rivian e i suoi ex dipendenti.
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