Il CEO di WhatsApp all’attacco: Telegram fornisce dati degli utenti al governo russo?

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Il CEO di WhatsApp all’attacco: Telegram fornisce dati degli utenti al governo russo?

Il CEO di WhatsApp, Will Cathcart, ha criticato la piattaforma concorrente Telegram, dichiarandone la sicurezza ed il rispetto della privacy non certificati. La competizione infinita tra le due maggiori piattaforme di messaggistica istantanea non sembra finire, svelando alcuni nuovi sviluppi.

Come già apertamente constatato dal fondatore di Telegram, Pavel Durov, non viene assicurata una crittografia dei dati end-to-end per i gruppi, a causa della difficoltà nel rispettare i protocolli durante la fase di backup. Il CEO di Telegram, però, dopo l’accusa ricevuta da Cathcart si è difeso affermando che le dichiarazioni sulla crittografia sicura di WhatsApp siano solo una tattica.

“Se la tua conversazione sul tuo partner WhatsApp utilizza il backup in Google Drive, Google ha accesso a quei messaggi. E quindi, qualsiasi governo che li richieda a Google. Quindi, la crittografia e2ee è abilitata in WhatsApp per impostazione predefinita, ma viene immediatamente disabilitata. E non c’è modo di sapere se i tuoi amici stanno usando quei backup o no”, ha dichiarato Durov.

Dubbi sulla trasparenza di Telegram? Accuse pesanti sulla guerra Russia-Ucraina

A differenza di Meta e molte altre piattaforme, su Telegram la crittografia end-to-end non è offerta come impostazione predefinita, ma è il singolo utente che deve impostarla manualmente. Secondo Cathcart, Telegram manca di una vera trasparenza adottata dalla maggior parte delle aziende tecnologiche. In questo modo la piattaforma di Durov avrebbe la capacità di condividere quasi tutte le informazioni riservate richieste da un governo, in particolare informatori russi o del Cremlino. 

Questa mancanza è stata oggetto di critiche per anni che hanno trovato il picco in seguito ad un articolo pubblicato da WIRED sul ruolo di Telegram nella guerra tra Russia e Ucraina. In Russia, infatti, in seguito allo scoppio del conflitto è stato vietato l’uso alla popolazione di app proprietarie di Meta come Instagram, Facebook e WhatsApp, classificate come piattaforme “estremiste” in quanto avevano permesso a utenti ucraini di diffondere informazioni sui soprusi Russi.

Secondo l’articolo di WIRED, Telegram starebbe tuttora condividendo informazioni riservate su oppositori politici, come dati personali, chat, immagini e video, o addirittura la posizione. Infatti è stato rivelato che all’inizio della guerra era possibile falsificare l’API Locations di Telegram per identificare qualsiasi utente entro un raggio di 2 miglia se aveva recentemente attivato la propria posizione.

“I loro protocolli e2ee mancano di verifica indipendente: la cosa più inquietante è che alcuni attivisti hanno scoperto che le loro “chat segrete”—la presunta funzionalità di crittografia end-to-end di Telegram—si comportano in modo strano, in modi che suggeriscono che una terza parte indesiderata potrebbe essere intercettata. In molti casi, è impossibile dire cosa sta realmente accadendo. Nemmeno se viene utilizzato come spyware o informatore del Cremlino”

Fonte: http://feeds.hwupgrade.it/

 

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