Microsoft nel cloud continua a investire su applicazioni e partner

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Microsoft nel cloud continua a investire su applicazioni e partner

Il concetto stesso di cloud sta evolvendo. Ogni hyperscaler ha una storia che ne determina l’identità e, di conseguenza, la strategia con cui approccia il mercato. Microsoft ha avuto la lungimiranza di sfruttare i data center, creati negli anni per offrire servizi ai clienti consumer, per sviluppare il cloud di Microsoft che conosciamo oggi e che fornisce infrastruttura e servizi alle aziende. Fin dalla sua nascita il cloud di Microsoft è stato caratterizzato dal forte orientamento alle applicazioni e dalla proposta di diversi layer di servizi in modalità IaaS, PaaS e SaaS.

IDC Microsoft

Una ricerca IDC per analizzare le opportunità offerte ai partner dal cloud Microsoft

Nella storia quarantennale Microsoft, unico player “pure-technology” nell’attuale mercato cloud, ha poi creato un robusto ecosistema di partner, che da sempre sfruttano le piattaforme dell’azienda fondata da Bill Gates per realizzare soluzioni per gli utenti finali e generare valore per se stessi e per Microsoft. In passato questo avveniva principalmente attraverso la vendita di licenze software e dei relativi aggiornamenti, modello che quindi concentrava nel momento della vendita vera e propria la generazione dei ricavi per il partner (e per Microsoft). Il cloud ha rivoluzionato questo modello, perché è vero che il prezzo della licenza dei servizi cloud è più basso, ma genera dei ricavi ricorrenti per tutta la filiera. Questo approccio permette di creare uno zoccolo duro, che offre la possibilità di essere anticiclici e avere una base anche nei momenti di difficoltà, come quello che stiamo affrontando.

Fabio Santini Microsoft

È in questo scenario che Microsoft ha commissionato una ricerca a IDC intitolata “Opportunità dell’ecosistema Microsoft: Percorsi dei partner per la redditività e la crescita”. Fabio Santini, Direttore della Divisione Global Partner Solutions di Microsoft Italia, ha sottolineato che per il settore IT in Italia è prevista una crescita importante nei prossimi anni e che, in particolare per il cloud, si prevede che il mercato arrivi a 13 miliardi di dollari entro il 2026 (la ricerca riporta importi in dollari anche se relativi all’Italia. Visto il cambio attuale si possono assimilare dollari a euro, ndr).

Particolarmente significativa la ripartizione di questi ricavi fra le tre componenti del cloud che citavamo prima. La componente SaaS è già oggi, per tutto il mercato, preponderante e continuerà a esserlo anche nei prossimi anni, anche se avrà un tasso di crescita inferiore a IaaS e PaaS. IDC stima che, prendendo come base l’anno 2021, entro il 2026 il mercato cloud crescerà complessivamente del 23% e che questa crescita sarà divisa equamente fra tutti i settori di riferimento.

I partner Microsoft devono proseguire nel loro percorso evolutivo

I partner Microsoft, secondo Santini, hanno già iniziato un percorso di evoluzione e quelli che stanno crescendo di più sono proprio quelli che stanno investendo di più sulle potenzialità del cloud. Sono tre gli ambiti in cui agiscono i partner: distribuzione, servizi e software. In prospettiva chi si concentra esclusivamente sulla distribuzione del software è destinato a soffrire, mentre chi offre servizi o sviluppa software potrà cogliere le opportunità offerte dal cloud.

IDC Microsoft

La ricerca mostra un dato molto interessante: per ogni dollaro incassato da Microsoft in Europa, in media, un partner orientato alla distribuzione ne incassa 2,21, importo che sale a 5,75 per chi offre servizi e 7,86 per chi sviluppa software. Già oggi è quindi evidente come la generazione del valore per i partner si concentra su servizi e software e questo gap è destinato ad aumentare.

IDC Microsoft

Un altro aspetto su cui si è soffermato Santini, legato al SaaS, è relativo alla modalità con cui viene erogata la componente infrastrutturale legata al software che si acquista. Da una parte c’è lo scenario in cui la componente cloud di un software acquisito in SaaS è sul tenant del vendor, che si contrappone alla modalità in cui il cliente mantiene il controllo sulla componente infrastrutturale del cloud. C’è una tendenza a privilegiare la prima opzione, dove i costi e la gestione della componente infrastrutturale sono trasparenti per il cliente e inclusi nel canone che il cliente paga per ottenere la soluzione SaaS. In questo caso il TCO (total cost of ownership) è chiaro fin dall’inizio, mentre nel secondo caso non lo è, perché se il cliente gestisce direttamente la componente infrastrutturale, i costi correlati possono variare. Ancora più importante però è il tema della sicurezza, che è di completa responsabilità del vendor, e anche la velocità di implementazione sarà decisamente ottimizzata. L’ultimo vantaggio di questa modalità è che le  soluzioni SaaS completamente gestite dal vendor sono costantemente aggiornate, abilitando quindi i processi di trasformazione digitale del cliente.

Concludiamo riprendendo un tema trattato già molte volte e legato alla cronica mancanza di talenti professionali in ambito IT in Italia. Santini stima che siano oltre 150.000 le figure mancanti e questo è un ostacolo per la crescita di tutto il settore. Nonostante la ricerca IDC stimi il mercato in crescita, i segnali che arrivano dai partner dicono che se ci fossero più persone disponibili sul mercato potrebbero sviluppare un numero maggiore di progetti e quindi i tassi di crescita potrebbero essere ancora maggiori.

Fonte: http://feeds.hwupgrade.it/

 

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