Il test dello scudo termico gonfiabile LOFTID ha dato ottimi risultati

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Il test dello scudo termico gonfiabile LOFTID ha dato ottimi risultati

Come sappiamo il programma Artemis è solo agli inizi, con il lancio della prima missione (e la capsula Orion che è in orbita intorno alla Luna). Se tutto andrà come previsto, lo scopo ultimo di questo programma spaziale sarà non solo riportare l’essere umano sul nostro satellite naturale (stabilmente) ma anche farlo atterrare su Marte nei prossimi decenni. Una sfida decisamente impegnativa che potrebbe essere vinta anche grazie a tecnologie come lo scudo termico gonfiabile LOFTID (Low-Earth Orbit Flight Test of an Inflatable Decelerator).

Come abbiamo avuto modo di scrivere qualche giorno fa, questo genere di tecnologia permetterebbe di ridurre dimensioni complessive e massa dei futuri scudi termici impiegabili sia per le missioni in orbita bassa terrestre che per altri pianeti (come Marte). Il tutto senza dover sottostare rigidamente alle dimensioni dei fairing dei razzi ma permettendo di essere decisamente più grandi una volta gonfiati. Il primo test è stato completato una decina di giorni fa e la NASA sembra soddisfatta del risultato.

Lo scudo termico gonfiabile LOFTID e il primo test

Il prototipo LOFTID è stato predisposto come carico utile secondario nella missione che ha impiegato un razzo spaziale Atlas V di ULA lanciata il 10 novembre (il carico primario era il satellite JPSS-2). La versione in prova aveva un diametro di sei metri e non doveva effettivamente proteggere alcun dispositivo in particolare anche se erano presenti a bordo una serie di sensori. L’ammaraggio è avvenuto al largo dell’arcipelago delle Hawaii senza problemi particolari.

loftid

Nei giorni successivi si è tenuta una conferenza dove sono stati mostrati i primi risultati dello scudo termico gonfiabile. Secondo quanto riportato dopo le prime analisi, LOFTID ha funzionato come ci si aspettava permettendo un rientro dallo Spazio. Joe Del Corso (della NASA) ha dichiarato che “la dimostrazione è stata un enorme successo” e anche John DiNonno (NASA) ha aggiunto che era felice di come si fosse svolta la missione.

Le analisi complete saranno rilasciate nei prossimi mesi, ma in generale non è stato riscontrato nessun danno dovuto al rientro atmosferico, all’ammaraggio e al recupero. Il sistema era così in buone condizioni che “avrebbe potuto volare di nuovo”. Inoltre i dati mostrano come il calore si sia diffuso in maniera ottimale sulla struttura gonfiabile.

loftid

Trudy Kortes ha indicato come non ci sono piani per far volare nuovamente questo esemplare ma si sta guardando a ingrandirne ulteriormente le dimensioni sui futuri modelli chiamati Hypersonic Inflatable Aerodynamic Decelerator (HIAD). Bisogna infatti considerare che per Marte sarà necessario uno scudo termico gonfiabile da 20 metri di diametro, più del doppio di LOFTID. Alcuni test potrebbero essere eseguiti facendo rientrare una capsula Cygnus (che solitamente viene distrutta al rientro) oppure un modulo della ISS (prima del fine vita operativo). Si tratta comunque di masse ancora “piccole” prima del test della versione finale, visto che in quel caso le dimensioni si potrebbero assestare dai 10 metri ai 12 metri di diametro.

ula loftid

Un altro possibile utilizzo di questa tecnologia è quello del recupero della sezione motori di un razzo spaziale Vulcan Centaur. ULA intende, nel prossimo futuro, cercare di riutilizzare i motori dei suoi vettori senza tecnologie di atterraggio come i Falcon 9 di SpaceX. In questo caso uno scudo termico gonfiabile potrebbe fornire il giusto supporto per evitare danni e ridurre così i costi di lancio.

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