Anteprima God of War Ragnarok, muovendo i primi passi tra i Nove Regni – PS5

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Anteprima God of War Ragnarok, muovendo i primi passi tra i Nove Regni – PS5

Sequel dell’acclamato reboot che ha catapultato Kratos nell’antica Scandinavia, God of War Ragnarok è il gioco più atteso dagli utenti PlayStation per questa seconda metà del 2022. Oltre ad aver perso la direzione del carismatico Cory Barlog – che passa al ruolo di producer cedendo il posto a Eric Williams – la produzione cross-gen è stata rallentata dalla pandemia di COVID-19, che, come in molti altri casi, ha costretto programmatori e artisti a lavorare da casa. Eppure, ciò non ha impedito a Santa Monica Studio di dare nuovamente prova del suo talento.

Eccoci dunque al primo incontro ravvicinato con Ragnarok, il cui nome è un diretto riferimento all’evento apocalittico che segnerà la fine del pantheon norreno. Torniamo dunque a vestire i panni del Fantasma di Sparta, affiancato ancora una volta dal figlio Atreus, per affrontare le conseguenze dell’ultimo scontro con gli dèi di Asgard e per far luce sulla profezia di ‘Loki’.

Per l’occasione, Sony PlayStation ci ha fornito una copia della versione completa di God of War Ragnarok per PlayStation 5. Le analisi e le opinioni contenute in quest’Anteprima si basano sulle prime ore di gioco dell’avventura. Condivideremo con voi le nostre impressioni finali il prossimo 3 novembre (alle ore 17:00), giorno in cui scadrà l’embargo della Recensione.

NB: seguiranno spoiler sulla trama di God of War (2018). Se volete evitare importanti anticipazioni sul finale del primo gioco, vi invitiamo a saltare le prime righe del prossimo paragrafo.

Il Fimbulwinter si abbatte sui Nove Regni

Sono trascorsi circa tre anni dagli eventi conclusivi del precedente capitolo; tre anni dalla morte di Baldur per mano di Kratos, assistito dal giovane Atreus. Una tragedia che ha innescato un ulteriore cataclisma, il Fimbulwinter, uno dei segni che annuncia l’imminente venuta del Ragnarǫk – la fine del mondo secondo la mitologia norrena. Un lungo inverno investe quindi i Nove Regni, alterando i paesaggi già esplorati al fianco di Kratos e Atreus, e non solo.

Una vendicativa Freya rinuncia all’alleanza con Kratos per inaugurare una vera e propria caccia. Padre e figlio si daranno alla fuga per evitare lo scontro, ma ben presto dovranno affrontare una battaglia ancora più feroce con le divinità asgardiane. I due intraprendono un nuovo viaggio, ma sono mossi da obiettivi diversi: Atreus cerca risposte sulla profezia che lo vede protagonista, mentre Kratos vuole semplicemente proteggere suo figlio dai pericoli che li circondano.

La profezia di Loki sembra essere la chiave per la salvezza dei Nove Regni, almeno secondo Atreus. Il ragazzo sarà anche (visibilmente) cresciuto, ma non è meno avventato e ha intenzione di ricorrere all’aiuto di una vecchia conoscenza di Asgard, anche se questo porterà all’ennesimo diverbio con il padre. Nonostante le riserve di Kratos, i due partiranno alla volta di Svartalfheim per indagare su Tyr, dio norreno della guerra, e sul luogo in cui potrebbe essere stato imprigionato.

Proprio come il primo capitolo, God of War Ragnarok pone l’accento sulla narrazione e rielabora alcune delle storie più note dell’epica norrena attraverso una figura estranea a tali leggende. Kratos tornerà a impersonare l’anti-eroe che si scontrerà con Asgard, ma è evidente che il personaggio di Atreus ha ormai assunto una maggiore importanza ai fini narrativi. Non anticiperemo alcun dettaglio sulla trama, ma, a giudicare dalle prime battute dell’avventura, l’impressione è che Ragnarok racconterà una storia più lunga e profonda di quella vissuta nel precedente capitolo.

Quello che possiamo garantirvi è che il secondo capitolo non prevede momenti morti. Anche durante l’esplorazione e nelle scene di intermezzo, Ragnarok ha sempre qualcosa da raccontare e lo fa affidando la parola ai suoi eccentrici protagonisti, come il sapiente Mimir o il curioso Atreus, mentre un taciturno Kratos interviene di tanto in tanto per dirci la sua.

Ragnarok: God of War 1.5? No, non esattamente

God of War Ragnarok è a tutti gli effetti la continuazione diretta del reboot che ha rilanciato l’iconico action targato Sony. Di fatto, il secondo capitolo eredita gran parte degli elementi artistici e ludici che contraddistinguevano il gioco rilasciato quattro anni fa su PS4, il che al primissimo impatto ci ha restituito l’allarmante sensazione di avere tra le mani un ‘more of the same’.

Ritroviamo infatti la caratteristica regia che sceglie la tecnica del piano sequenza per catapultare il giocatore nel vivo dell’azione, senza mai allontanare la telecamera dall’imponente figura di Kratos. Come vedremo, inoltre, abbiamo nuovamente a che fare con quel gameplay che prende le distanze dall’adrenalinica formula della serie originale per proporre un’azione ancora più brutale e ‘massiccia’ e che, all’apparenza, non sembra aver subito grandi alterazioni.

È mettendo piede nelle terre di Svartalfheim che abbiamo realizzato di esserci sbagliati. Questa calda regione non è stata ancora raggiunta dal freddo del Fimbulwinter e ci regala un soddisfacente assaggio di ciò che ha da offrire questo sequel sul fronte dell’esplorazione.

God of War Ragnarok espande gli orizzonti e propone scenari più vasti e complessi rispetto al passato. Partendo dalla Baia dell’Abbondanza ci sposteremo in barca per raggiungere la città nanica di Nidavellir, dove troviamo numerosi edifici e abitazioni, con tanto di monumenti dedicati al ‘Padre di Tutti’. Continuiamo a remare per attraversare le Terre umide di Aurvangar, fino a raggiungere le Miniere di Jarnsmida. Tutto questo compone solo uno dei Nove Regni esplorabili in Ragnarok, ma non è detto che tutte le location offrano la stessa varietà ambientale.

La maggiore complessità dell’ambientazione ha spinto gli sviluppatori a introdurre una mappa interattiva attraverso cui tenere traccia degli spostamenti di Kratos e Atreus. Oltre alla questline principale, si potrà prendere parte ad alcune missioni secondarie, che nelle prime fasi dell’avventura servono principalmente ad invitare il giocatore all’esplorazione.

A tal proposito, grande attenzione è rivolta agli enigmi ambientali. In alcune situazioni, Kratos e Atreus dovranno spremere le meningi per poter avanzare verso il prossimo obiettivo: a volte basterà un po’ di sano ‘platforming’, in altri casi sarà invece necessario sfruttare l’ambiente circostante per rimuovere eventuali ostacoli. In entrambi i casi, il giocatore verrà ricompensato con oggetti di rarità crescente, argento – la valuta ufficiale del gioco – e risorse di creazione.

Affrontando i pericoli di Svartalfheim abbiamo nuovamente impugnato il Leviatano di Kratos, così come lo Scudo del Guardiano e le Lame del Caos. Il protagonista potrà alternare l’utilizzo dell’ascia vichinga a quello delle lame per danneggiare i nemici con devastanti combo, che in Ragnarok vengono aggiornate con nuovi pattern d’attacco. Ogni arma, così come lo scudo, potrà accogliere speciali innesti e rune che conferiscono abilità aggiuntive ed eventuali bonus per danni e salute. Discorso simile va fatto per le armature, potenziabili presso i fabbri Brok e Sindri.

Confermiamo che la ‘amata e odiata’ componente ruolistica introdotta in God of War (2018) non è stata ridimensionata in Ragnarok e, al contrario, vede un’ulteriore evoluzione che dona maggiore profondità all’intero gameplay. I Punti Esperienza raccolti alla fine di ogni battaglia potranno essere spesi all’interno di un albero delle abilità, leggermente rivisitato rispetto al ‘vecchio’ skill tree. Troviamo nuovi perk e movenze per Kratos e Atreus: sbloccando tutte le abilità accresceremo la nostra potenza, ma al tempo stesso accederemo a comandi di gioco sempre più complessi. Ciò comporterà indubbiamente un maggiore impegno da parte del giocatore, ma i più dediti potranno scatenare spettacolari combo e dominare, così, il campo di battaglia.

Nonostante i diversi punti di contatto con il primo capitolo, God of War Ragnarok lascia chiaramente intuire che ha molto più da offrire sul fronte del gameplay, ma solo avanzando nell’avventura sarà possibile scoprire tutte le novità messe a punto da Santa Monica Studio.

C’è però un piccolo appunto da fare. Muovendo i primi passi nel mondo di Ragnarok, alcune meccaniche di gioco rischiano di risultare poco chiare a coloro che non hanno mai avuto la fortuna di giocare al titolo del 2018. Insomma, si ha la sensazione che il sequel dia per scontato che il giocatore sappia come utilizzare il Leviatano, in combattimento o nella risoluzione degli enigmi ambientali, o che conosca alla perfezione le origini di ogni personaggio.

Specifichiamo che sono comunque presenti dei tutorial, così come un riassunto degli eventi raccontati nel precedente capitolo, ma ciò potrebbe non bastare. I ‘veterani’ di God of War saranno senz’altro a loro agio, ma i novizi dovranno fare qualche sforzo in più.

Un sequel condiviso da due generazioni di console

Al momento del reveal di Ragnarok, l’annuncio che si sarebbe trattata di una produzione cross-gen aveva destato non poche preoccupazioni tra i fan. Eppure, vedendo quanto fatto da Sony Interactive Entertainment per Horizon Forbidden West, la natura multigenerazionale di questo gioco non dovrebbe intimorire coloro che pretendono il meglio dal punto di vista grafico.

DualSense alla mano, il sequel di God of War mostra tutta la potenza che ci si può aspettare da un autentico videogioco di ultima generazione. Ritroviamo la doppia modalità grafica che offre il miglior frame rate (60 FPS, 4K in upscaling) o, in alternativa, la risoluzione più alta (30 FPS, 4K nativo) e che, personalmente, ci ha convinti a preferire l’opzione che predilige la massima fluidità visiva. I colori degli splendidi paesaggi vichinghi esplodono sullo schermo, mentre la luce si riflette sulla corazza e sulle sue armi di Kratos mettendo in risalto dettagli iper-realistici.

Questo è quanto ci viene mostrato su PlayStation 5, che non sembra fare alcuna fatica nel sostenere il carico computazionale richiesto da Ragnarok, neanche quando vengono inquadrati gli scenari più complessi o le battaglie più concitate. Purtroppo, non abbiamo potuto testare il gioco su PS4 per poter valutare le prestazioni sul sistema meno performante di Sony.

Sul piano artistico, God of War Ragnarok è un altro gioiello del team di Santa Monica Studio. Gli scenari che abbiamo esplorato al fianco di Kratos e Atreus in queste prime ore ci hanno lasciato a bocca aperta: location come la città nanica di Nidavellir e le paludi di Aurvangar ci hanno colpiti per la loro varietà e l’incredibile quantità di dettagli, che interessano tanto l’architettura quanto la fauna locale. L’esplorazione è accompagnata da una colonna sonora che spinge sull’epicità e che riporta ancora la firma di Bear McCreary, talentuoso compositore del primo capitolo.

La voce di Kratos, interpretato dall’attore Chrstopher Judge, continua a metterci i brividi durante i momenti più emozionanti della storia e continua ad esaltarci in battaglia, quando assistiamo alla furia del Fantasma di Sparta. I veterani di God of War non potranno fare a meno di restare spiazzati dal cambiamento nella voce di Atreus, interpretato dal giovane Sunny Suljic (classe 2005) che ha lavorato alle riprese nel pieno della sua fase di crescita. Ricordiamo, in ogni caso, che Ragnarok vanta un doppiaggio italiano di ottima fattura – un aspetto da non sottovalutare in questi tempi in cui molti giochi scelgono di non includere le voci italiane.

In attesa del Ragnarok: certezze e dubbi

Trattandosi di una semplice Anteprima, abbiamo rimandato alla fase di Recensione eventuali approfondimenti legati alla storia e al gameplay. Lo stesso discorso riguarda il comparto tecnico, che per quanto incoraggiante merita senz’altro un’analisi più accurata.

Tirando le somme, le prime ore di God of War Ragnarok sono state estremamente appaganti, da ogni punto di vista. Dopo la tragica conclusione del precedente capitolo, la storia di Kratos e Atreus procede tra colpi di scena e momenti di grande intensità, tenendoci incollati allo schermo per tutto il tempo richiesto dalla prima grande missione dell’avventura. In questi frangenti abbiamo potuto saggiare il gameplay e, in particolare, il sistema di combattimento. Quest’ultimo non compie grandi passi avanti, ma può comunque accogliere graditissime novità legate agli attacchi di Kratos e alle nuove abilità di Atreus, così come altre integrazioni di natura ruolistica.

La componente esplorativa assume maggiore importanza in Ragnarok essendo basata su un’ambientazione più complessa e variegata, quella che abbraccia i Nove Regni della mitologia norrena. Tutto è ancora da valutare, ma quanto visto esplorando Svartalfheim lascia ben sperare in merito alla grandezza del mondo di gioco e alla longevità dell’avventura. Sul fronte artistico abbiamo più certezze che dubbi: dal setting ai personaggi, ogni elemento viene trasposto su schermo con grande cura e attenzione per i dettagli. L’unico timore è quello di assistere a un potenziale ‘riciclo’ di ambientazioni già viste, ma potremo farci un’idea più precisa solo avanzando nel gioco.

Per il momento, ci riteniamo più che soddisfatti della presentazione di God of War Ragnarok su PlayStation 5. Ricordiamo che il gioco sarà disponibile anche su PS4 dal prossimo 9 novembre, mentre circolano già rumor riguardanti un’ipotetica versione PC. Continueremo la nostra prova in vista del 3 novembre, quando pubblicheremo la Recensione con il verdetto finale.

Fonte: http://feeds.hwupgrade.it/

 

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