Intel vs. Commissione europea: un nuovo appello in una battaglia legale senza fine

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Intel vs. Commissione europea: un nuovo appello in una battaglia legale senza fine

All’inizio di gennaio vi avevamo riportato dell’annullamento, da parte della Corte di giustizia dell’Unione europea, della multa da oltre 1 miliardo di euro comminata nel 2009 a Intel per pratiche anticoncorrenziali illegali e abuso di posizione dominante nel mercato dei processori x86 a danno di AMD.

Ebbene, la Commissione europea ha deciso di ricorrere in appello, aprendo un nuovo capitolo in questa vicenda apparentemente senza fine. Un portavoce della CE ha confermato alla testata The Register che la Commissione ha deciso di opporsi alla sentenza del 26 gennaio.

Il Tribunale, su richiesta della Corte di Giustizia, aveva rivalutato le argomentazioni di Intel relative all’AEC (o as-efficient competitor) – un test in grado di stabilire la differenza tra una sana condotta o una illegale – ritenendo che, in mancanza di prove a sostegno della condotta anticoncorrenziale, la condanna al pagamento di una multa fosse scorretta. Per comprendere meglio le circostanze di una vicenda con origini così lontane nel tempo, è giusto fare un piccolo riassunto.

AMD, a partire dagli inizi degli anni 2000, aveva denunciato quelli che a suo modo di vedere erano i comportamenti anticoncorrenziali di Intel, cioè azioni volte a tagliarla fuori dal mercato e impedirne la crescita in una rivale di mercato più temibile. La Commissione europea, nel 2009, arrivò a sancire che i comportamenti messi in atto da Intel tra l’ottobre 2002 e il dicembre 2007 erano illegali e la condannò a un’ammenda di 1,06 miliardi di euro.

Tali comportamenti si riferivano all’applicazione di sconti aggiuntivi e condizionati a partner come Lenovo, Dell e HP per adottare i suoi chip al posto di quelli realizzati da AMD in tutta (o quasi) la linea di prodotti dell’epoca. In più, Intel avrebbe effettuato pagamenti al rivenditore tedesco Media Saturn Holding per proporre esclusivamente PC equipaggiati con i suoi processori nei propri negozi.

Una volta multata la casa di Santa Clara non è rimasta a guardare e ha presentato le sue argomentazioni che nel 2012 hanno portato al ricorso presso la Commissione europea. Anche in quel caso la società tirò in ballo il test AEC, ma il ricorso fu bocciato e nel 2014 la CE confermò la condanna.

Tuttavia, nel 2017, Intel ha presentato ricorso direttamente alla Corte di Giustizia che ha rimandato il caso al Tribunale per un riesame. Secondo il Tribunale, la CE non ha valutato in modo corretto le argomentazioni presentate da Intel e di conseguenza la sentenza è da ritenersi errata, e così il 26 gennaio si è giunti all’annullamento della multa a carico di Intel.

L’appello rimette una vicenda che si protrae da oltre 10 anni in discussione. Come finirà? Difficile dirlo, i ribaltoni sono stati molti, ma è interessante notare come il miliardo di euro di multa del 2009 sia oggi molto più digeribile per Intel, ancora più di quanto non lo fosse 13 anni fa: il fatturato della casa di Santa Clara è infatti passato nel frattempo da 35 a 79 miliardi di dollari.

Fonte: http://feeds.hwupgrade.it/

 

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