L’Australia pensa alla legge anti-troll: le piattaforme social devono identificare gli utenti

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L’Australia pensa alla legge anti-troll: le piattaforme social devono identificare gli utenti

Il governo australiano ha intenzione di elaborare una legge che imponga alle piattaforme social media di “smascherare” i cosiddetti troll. Il disegno di legge non è ancora stato illustrato nel dettaglio, ma secondo quanto si apprende la volontà è quella di spingere le piattaforme social a raccogliere i dati personali degli utenti (sia quelli nuovi, sia quelli già iscritti) e consentire così alla Corte federale di accedere all’identità dei troll e delle vittime per permettere il procedere di casi di diffamazione.

La proposta di legge vorrebbe inoltre rendere obbligatorio, per le piattaforme social, l’allestimento di un sistema di reclami standardizzato che consenta di rimuovere velocemente i contenuti diffamatori, identificando i troll. “Le piattaforme digitali devono disporre di processi adeguati per consentire la rimoazione dei contenuti. Deve esistere un modo semplice, rapido e veloce per le persone di segnalare tali problemi con queste piattaforme ed eliminarli” ha dichiarato il primo ministro australiano Scott Morrison.

La nuova proposta normativa, se venisse approvata, andrebbe inoltre a spostare la responsabilità nel caso di commenti diffamatori scritti da terzi sulle pagine social media. “E’ importante sottolineare che le riforme garantiranno che gli australiani e le organizzazioni con una pagina sui social non siano legalmente considerati editori e non possano essere ritenuti responsabili per eventuali commenti diffamatori pubblicati sulla loro pagina” ha affermato Morrison.

Il procuratore generale federale Michaelia Cash ha precisato che il tentativo di spostare la responsabilità per diffamazione è in risposta ad un recente caso giudiziario che ha stabilito un precedente legale secondo il quale gli australiani che gestiscono pagine social potrebbero essere ritenuti “editori” di commenti diffamatori fatti da terzi, anche se non a conoscenza della loro esistenza. La sentenza ha spinto una realtà come la CNN a disabilitare la sua pagina Facebook in Australia.

“Dobbiamo assicurarci che gli australiani abbiano certezza in relazione a chi sia l’editore dei commenti di terze parti. I servizi social media devono fare un passo avanti e capire che hanno una responsabilità in tal senso” ha affermato Cash.

L’annuncio del governo australiano giunge a due mesi da una precedente dichiarazione del primo ministro quando ha bollato le piattaforme social come un palazzo di codardi: “I social media sono diventati un palazzo di codardi dove le persone possono semplicemente andare lì, senza dire chi sono, distruggere la vita delle persone e dire le cose più disgustose e offensive, e farlo impunemente”.

Fonte: http://feeds.hwupgrade.it/

 

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