Truffa via NFT per una falsa opera di Banksy

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Truffa via NFT per una falsa opera di Banksy

Un collezionista ha pagato oltre 300.000 dollari in Ethereum per un NFT falsamente correlato all’artista Banksy. A trarre in inganno l’acquirente, un collegamento che rimandava direttamente alla pagina ufficiale di Bansky, banky.co.uk. L’asta si è conclusa in anticipo dopo che un navigatore inglese, di cui non si conosce il nome, ha offerto il 90% in più rispetto agli offerenti rivali. A seguito della diffusione della notizia tramite i canali della BBC, il team di Banksy ha dichiarato che non è in corso, né vi è mai stata, un’asta di opere NFT dell’artista. Probabilmente la copertura mediatica ha spinto il truffatore, che su Twitter si fa chiamare Pransky, a restituire la somma di 336 mila dollari, senza apparente spiegazione.

Un portavoce di Bansky ha spiegato l’avvenuta intromissione all’interno del sito web ufficiale, con l’aggiunta di un link che rimandava all’asta tenutasi sulla piattaforma di vendita NFT OpenSea. Tom Robinson, della società di analisi di criptovalute Elliptic, ha confermato alla BBC che una volta pagata una certa somma via Ethereum, c’è ben poco da fare per riaverla indietro, anche in caso di transazione per oggetti fasulli. “OpenSea è l’eBay degli NFT: consente a chiunque di vendere arte digitale che possiede o che ha creato da solo. Una volta che un’offerta è stata fatta, il venditore può accettarla e la criptovaluta viene trasferita irreversibilmente” ha affermato. Con gli NFT, le opere d’arte possono essere “tokenizzate” per creare un certificato di proprietà digitale che può essere acquistato e rivenduto. Ad essere comprata non è l’opera in sé ma il suo possesso digitale verificato.
   

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