Tesla, stop ai Bitcoin per comprare auto: il danno ambientale è troppo alto

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Tesla, stop ai Bitcoin per comprare auto: il danno ambientale è troppo alto

Dopo soli 49 giorni, Elon Musk e Tesla fanno marcia indietro e scaricano il Bitcoin come valuta alternativa per permettere l’acquisto delle proprie auto (negli USA). La conferma arriva direttamente da un tweet di Musk, nel quale si legge quanto segue:

“Tesla ha sospeso gli acquisti di veicoli tramite l’uso di Bitcoin. Siamo preoccupati sul rapido incremento dell’uso di combustibili fossili per il mining e le transazioni di Bitcoin, specialmente il carbone, il quale ha le peggiori emissioni di qualsiasi carburante”.

La criptovaluta è una buona idea su molti livelli e crediamo che abbia un futuro promettente, ma non si può concretizzare con un grande costo per l’ambiente. Tesla non venderà alcun Bitcoin e intendiamo usarlo per le transazioni non appena il mining passerà a energia più sostenibile. Stiamo anche rivolgendo l’attenzione ad altre criptovalute che usano meno dell’1% dell’energia per transazione di Bitcoin“.

Sul finire di marzo Tesla aveva acquistato Bitcoin investendo di 1,5 miliardi di dollari per sostenere gli acquisti dei propri clienti negli USA, ma l’impatto positivo immediato registrato nel primo trimestre si deve alla vendita della criptovaluta per un controvalore di 272 milioni di dollari, con un incasso “pulito” di 102 milioni di dollari.

Il tema del consumo energetico del mining di criptovalute tiene banco da tempo (e c’è anche chi si pone fuori dal coro). Bitcoin si basa su un algoritmo proof of work necessario per confermare le transazioni e produrre i nuovi blocchi nella blockchain: questo viene fatto tramite un processo chiamato mining e l’impiego di potenza di calcolo. Il problema è che l’hardware impiegato deve essere alimentato e, in molti Paesi, per farlo si usano combustibili fossili, aggravando il già evidente problema del cambiamento climatico e vanificando gli sforzi di altri settori produttivi.

Più volte nel corso degli anni sono comparse stime che raffrontano il consumo di energia elettrica necessario per mantenere e far funzionare la “tecnologia” (blockchain) dietro ai Bitcoin a quello di diversi Paesi nel mondo: c’è chi parla di Svezia, chi di Olanda, ma al di là di confronti precisi l’impatto in termini di CO2 e il problema dell’e-waste sono evidenti a tutti.

Tutto questo va in netta contrapposizione con la missione di Tesla di accelerare il passaggio a forme di energia più sostenibili, tanto che viene da pensare come mai non ci abbiano pensato prima: non è che lo scenario sia cambiato in poco più di un mese.

Adesso non resta che assistere agli sviluppi: diverse altre realtà hanno adottato il pagamento in Bitcoin, e altre hanno accarezzato l’idea proprio sulla spinta di Tesla. La presa di posizione di Elon Musk (che solo pochi giorni fa chiedeva agli utenti su Twitter se Tesla dovesse accettare pagamenti in Dogecoin) potrebbe creare un effetto a cascata, con prese di distanza dai Bitcoin in favore della responsabilità ambientale.

Resta da capire infine quale altra criptovaluta sta valutando Tesla: nelle ultime settimane si è fatto molto parlare di Chia come la criptovaluta verde, anche se il termine non è del tutto calzante secondo alcuni. Potrebbe essere una soluzione o Musk ha un altro asso nella manica?

Fonte: http://feeds.hwupgrade.it/

 

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