La Cina potrebbe invadere Taiwan per TSMC: i chip sono il nuovo petrolio

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La Cina potrebbe invadere Taiwan per TSMC: i chip sono il nuovo petrolio

Si parla di uno scenario ipotetico e speriamo davvero remoto, ma nel mondo moderno nulla si può più escludere. Nel corso di un’intervista a CBS News sul tema della carenza di chip, il presidente di TSMC Mark Liu e il CEO di Intel Pat Gelsinger, hanno discusso della possibilità che la Cina invada Taiwan nei prossimi anni. Hanno agitato una sorta di spauracchio, ma già il solo fatto che se ne parli mette paura.

Le tensioni nell’area sono quotidiane e la Cina, alla stregua di Hong Kong, considera Taiwan un suo possedimento che prima o poi riannetterà, anche con la forza. A testimoniare il clima non certo tranquillo c’è il volo di 25 jet cinesi nello spazio aereo di Taiwan. Dietro l’azione di Pechino potrebbero però esserci motivazioni più concrete di quelle che pensiamo, non solo storiche o di ego: a Taiwan c’è TSMC, il campione della produzione mondiale di microchip.

Da anni la Cina pompa miliardi nella filiera tecnologica locale nel tentativo di dare vita a una propria industria produttiva avanzata, in modo da slegarsi totalmente dall’Occidente. I suoi tentativi, per ora, non sono del tutto riusciti (o meglio, i progressi ci sono stati, ma non come da previsioni) e le tensioni geopolitiche tra Cina e Stati Uniti (che impediscono a molte realtà cinesi legate al settore militare di servirsi da TSMC), unitamente alla pandemia, hanno reso chiaro a Pechino e al resto del mondo che chi controlla la produzione tecnologica si troverà in posizione di vantaggio.

Non è un caso che Intel abbia presentato recentemente una strategia per aprire i suoi impianti alla produzione anche per altre società, in modo da riportare una parte crescente della produzione di chip negli Stati Uniti e in Europa, a fronte di una filiera oggi sbilanciata per l’80% sull’Asia.

I due manager temono un’escalation nell’area. “La Cina è uno dei nostri mercati più grandi oggi”, ha dichiarato il CEO di Intel. “Oltre il 25% del nostro fatturato è legato ai clienti cinesi. Ci aspettiamo che questa rimarrà un’area di tensione, in cui muoversi con attenzione. Perché se si arriva a un punto in cui non si è in grado di continuare a gestire i Paesi o le attività a causa della fornitura di un componente critico come i semiconduttori, questo li porterà da assumere posizioni molto estreme”.

Per Gelsinger lo scenario limite “sarebbe che la Cina invadesse Taiwan e prendesse il controllo di TSMC. Ciò potrebbe costringere gli Stati Uniti a difendere Taiwan come abbiamo fatto con il Kuwait dagli iracheni 30 anni fa. Allora era il petrolio. Adesso sono i chip“. Mark Liu ha spiegato che l’industria dei chip a Taiwan è definita anche “Silicon Shield”, una sorta di scudo di silicio che protegge Taiwan dalle ingerenze e mire cinesi. “Significa che tutto il mondo bisogno del supporto dell’industria high-tech di Taiwan. Quindi non lasceranno che si verifichi una guerra in questa regione perché va contro gli interessi di tutti i Paesi del mondo”.

L’intervista si è chiusa con Lesley Stahl di CBS News che ha chiesto al presidente di TSMC se oggi è il settore della produzione di chip l’unica cosa a proteggere Taiwan dall’invasione cinese. “Non posso commentare sulla sicurezza. Voglio dire, questo è un mondo in continuo cambiamento. Nessuno vuole che queste cose accadano. E nemmeno io”.

Fonte: http://feeds.hwupgrade.it/

 

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