Spotify, Tile e Match: accuse pesanti ad Apple davanti al Congresso USA

Another ICT Guy

Spotify, Tile e Match: accuse pesanti ad Apple davanti al Congresso USA

Nel corso della giornata di ieri il Congresso USA ha convocato Apple nel contesto dell’audizione “Antitrust Applied: examining competition in App Stores“. All’incontro ha partecipato non solo Apple, ma anche rappresentanti di altre realtà come Spotify, Tile e Match Group che hanno provato a spiegare come la strategia di gestione dell’App Store di Apple, che viene chiamata “walled garden” sia di ostacolo e danno alla concorrenza.

Tutte e tre le realtà hanno rilasciato dichiarazioni particolarmente incisive, accusando il colosso di Cupertino di pratiche anti-concorrenziali per via delle commissioni che addebita ad alcuni sviluppatori di app. E coincidenza vuole che le accuse arrivano proprio all’indomani della presentazione degli AirTag, i dispositivi per il ritrovamento di oggetti, che si pongono proprio in diretta concorrenza con Tile.

Apple è voltagabbana secondo Tile

E proprio Kirsten Daru, rappresentante legale di Tile, ha sottolineato come i rapporti una volta definiti “amichevoli” tra le due società si siano raffreddati dopo che Apple ha deciso sin dal 2019 di sviluppare i propri dispositivi e servizi di tracciamento. “Se Apple lo ha fatto con noi, puoi accadere a chiunque. E Apple ha dimostrato che non cambierà, a meno che qualcuno glielo imponga, rendendo una legislazione così importante”.

Jared Sine, Chief Legal Officer per Match, ha invece voluto evidenziare come le commissioni degli app store rappresentano la singola voce di spesa più grande della società e pari a circa un quinto delle vendite totali. Mentre invece Horacio Gutierrez, rappresentante legale per Spotify, ha definito il modello di business della Mela come uno “specchietto per le allodole”, con cui attira gli sviluppatori nell’app store per poi cambiare improvvisamente le regole del gioco a suo vantaggio.

In generale è stata proprio la mutevolezza dei rapporti tra Apple a rappresentare un tema caldo durante l’audizione, con particolare sottolineatura alla velocità con cui l’atteggiamento collaborativo della Mela può diventare improvvisamente competitivo.

Per Apple ha partecipato Kyle Ander, Chief Compliance Officer, attenendosi alla posizione ufficiale che la Mela ha già espresso in altre occasioni. Ander ha dichiarato che App Store ha “rivoluzionato la distribuzione del software” e che le commissioni dell’App Store sono “molto più basse di quelle storiche per la distribuzione del software” e che lo stretto controllo nella gestione dello store ha lo scopo di “assicurare qualità, sicurezza e privacy per gli utenti”.

In USA la proposta di legge per affrontare le pratiche anti-concorrenziali

“Apprezziamo tutti gli app store e il ruolo che Apple e Google hanno svolto aiutando a creare molte delle tecnologie che hanno definito la nostra era. […] Non ce la prendiamo con il successo. […] Il capitalismo è competizione. E’ nuovi prodotti in arrivo. E’ nuovi concorrenti che emergono. Questa situazione, per quanto mi riguarda, non sembra che stia accadendo quando hai due società, con ciascuna che domina davvero in aree differenti” ha dichiarato la senatrice Amy Klobuchar, che presiede il subcomitato del Congresso che si occupa della vicenda.

La senatrice Klobuchar ha presentato a febbraio un disegno di legge in materia di concorrenza e antitrust le cui disposizioni non si sovrappongo precisamente al problema degli App Store, ma che potrebbero rendere più facile alle autorità portare in tribunale quelle società tecnologiche il cui operato possa configurarsi come una sorta di “processo di esclusione” di potenziali concorrenti. La senatrice ha dichiarato all’inizio dell’anno la volontà di portare avanti un percorso di audizioni mirate per sviscerare il tema della concorrenza nel settore tecnologico: sotto la lente di ingrandimento, ma gli incontri ancora non sono stati fissati, finiranno anche Facebook e Google.

Google è comparsa anch’essa nell’audizione tenutasi ieri, rappresentata da Wilson White, responsabile dele policy e relazioni con il governo, ma pur avendo presentato una relazione, è stata chiamata in causa relativamente poco da Spotify, Tile e Match Group rispetto ad Apple. Gli strali di Spotify sono stati rivolti esclusivamente alla Mela, Tile ha citato Google solamente in chiusura precisando che l’azienda di Mountain View pur avendo lo stesso potere di Apple lo ha esercitato fino ad ora in maniera “più benevola”, mentre invece Match ha portato avanti le sue accuse in maniera omogenea verso Apple e Google.

Fonte: http://feeds.hwupgrade.it/

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *