Privacy e salute, l’impatto del 5G sui diritti umani

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Privacy e salute, l’impatto del 5G sui diritti umani

(ANSA) – MILANO, 20 APR – ‘5G Human Rights Assessment’ è il
report che Ericsson ha condotto per valutare il rispetto e la
tutela dei diritti umani in relazione alla diffusione del 5G.
    Realizzato in collaborazione con Shift, lo studio offre un punto
di partenza per definire ruoli e responsabilità nello sviluppo
di un ecosistema ICT basato su un approccio rispettoso dei
diritti umani. Il lavoro ha stilato una valutazione suddivisa in
cinque aree di impatto, basate sulla catena di valore di
Ericsson: attività proprie, fornitori, clienti, rapporti con i
governi e impatto sociale. Un elemento di discussione è la
considerazione che l’automazione del lavoro resa possibile dal
5G può mettere a repentaglio l’esistenza di alcune mansioni.
    “Oltre a rendere superflui i ruoli attuali, si eserciteranno
pressioni su imprese, governi e lavoratori affinché questi
ultimi sviluppino nuove competenze che potrebbero essere carenti
in futuro. Occorre quindi agire in tempo per creare
professionalità con skill inespresse oggi” si legge nel report.
    Se la questione della salute, inerente al 5G, spesso prende
pieghe che ben poco hanno di scientifico, un pericolo concreto è
quello dell’incolumità di chi installa le antenne in zone del
mondo dove i controlli non sono sufficienti. Anche in questo
caso, lo sviluppo della rete deve seguire un approccio integrato
di innovazione e tutela. Altrove, il report spiega che “la
produzione delle componenti hardware per i prodotti 5G aumenta
la domanda di specifici minerali necessari alla lavorazione, la
cui reperibilità può portare ad avere contatti commerciali con
Paesi con profili di rischio più elevati o con regioni in cui
sono in corso dei conflitti”. La richiesta di fornitura dovrebbe
tener dunque conto anche degli aspetti socio-politici e non solo
economici nei rapporti tra stati. Attenzione particolare alla
privacy: “Il 5G può aumentare le capacità di sorveglianza,
grazie anche a dati di geolocalizzazione più precisi, che
potrebbero essere impropriamente utilizzati per scopi
illegittimi”. (ANSA).
   

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