Neuralink cerca partner per i primi impianti sperimentali umani

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Neuralink cerca partner per i primi impianti sperimentali umani

Malgrado il no ricevuto dalla Food and Drug Administration (FDA) lo scorso anno in merito all’avvio della sperimentazione umana, Neuralink sta cercando di stringere un accordo con uno dei più grandi centri di neurochirurgia degli Stati Uniti per farsi trovare pronta non appena vincerà i dubbi e lo scetticismo dell’ente regolatore. 

Neuralink è al lavoro sull’omonima tecnologia basata su un impianto cerebrale, o per meglio dire un’interfaccia cervello-computer (BCI), che punta a rivoluzionare il modo in cui si affrontano patologie neurologiche che oggi trovano difficile soluzione o sono gestite solo mediante trattamenti farmacologici, ma anche di risolvere e gestire dipendenze o disturbi comportamentali.

Neuralink potrebbe, potenzialmente, ridare la vista a chi l’ha persa o permettere a chi ha la spina dorsale danneggiata di tornare a camminare. C’è chi vede in Neuralink e soluzioni simili il possibile mezzo per il potenziamento delle capacità umane.

In sviluppo dal 2016, ci si aspettava l’avvio della sperimentazione umana nella prima parte di quest’anno. Anche se ci sono ancora 2 mesi di tempo, sembra che i tempi saranno un po’ più lunghi. Dopo il no della FDA a inizio 2022, la società ha lavorato per dissipare i dubbi dell’agenzia, ma non è chiaro se e quando avrà successo.

Nel frattempo, Neuralink avrebbe bussato alla porta del Barrow Neurological Institute di Phoenix, Arizona, un centro specializzato nel trattamento delle malattie neurologiche proprio per avere un aiuto nei trail clinici umani. A riportarlo è Reuters. I colloqui potrebbero non sfociare in una collaborazione, tanto che Neuralink avrebbe intavolato trattative anche con altri centri.

Barrow, in particolare, ha messo a punto una procedura standardizzata per impianti cerebrali, ma i dispositivi che Barrow ha impiantato finora sono diversi da quelli di Neuralink. Barrow lavora con dispositivi di stimolazione cerebrale profonda, che hanno ricevuto l’approvazione della FDA nel 1997 e aiutano a ridurre i tremori del Parkinson nelle persone affette dalla malattia. Finora questi dispositivi sono stati impiantati in più di 175.000 pazienti.

Fonte: http://feeds.hwupgrade.it/

 

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