L’assistente vocale entra anche in laboratorio, per fare il ‘lavoro sporco’

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L’assistente vocale entra anche in laboratorio, per fare il ‘lavoro sporco’

L’assistente vocale varca anche le porte dei laboratori. Questa volta, non per riprodurre la propria musica preferita, ma per occuparsi del ‘lavoro sporco’: permette infatti ai ricercatori di evitare il contatto con Dna pericoloso, proveniente ad esempio da batteri e virus infettivi, eseguendo le prime operazioni di estrazione e trattamento. Il sistema, che si può controllare grazie ad un’app di riconoscimento vocale installata sullo smartphone, è stato messo a punto da ricercatori dell’Università sudcoreana di Kyung Hee, che hanno pubblicato i risultati ottenuti sulla rivista ACS Sensors. Il nuovo dispositivo, che può stare nel palmo della mano, aiuta a proteggere i ricercatori in prima linea allo scoppio di focolai di malattie e potrebbe anche aiutare quelli con disabilità a portare avanti più facilmente i propri studi.
I ricercatori coordinati da Tae Seok Seo hanno costruito un chip composto da diverse camere collegate da valvole, che vengono azionate da un micro-controllore e, parallelamente, hanno personalizzato un software di riconoscimento vocale: quando si pronunciano ad alta voce i comandi prestabiliti, l’app sullo smartphone invia un comando a distanza al micro-controllore, che dà il via alle operazioni di analisi dei campioni di Dna.
Nei test effettuati, il dispositivo è riuscito a estrarre il Dna dal batterio Salmonella Typhimurium, che può causare diverse forme di gastroenterite, in meno di un minuto e con un’efficienza del 70%. Il sistema, dunque, ha prestazioni inferiori rispetto ai tradizionali kit di estrazione del Dna utilizzati nei laboratori ma, secondo gli autori dello studio, i punti deboli sono ampiamente controbilanciati dai vantaggi, tra cui la comodità d’uso, la sicurezza e la rapidità. Lo strumento, inoltre, può essere alimentato con una classica batteria portatile o con un caricabatterie per smartphone. 

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