Il telescopio spaziale James Webb cattura un’immagine della galassia NGC 7469

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Il telescopio spaziale James Webb cattura un’immagine della galassia NGC 7469

Recentemente abbiamo scritto dei dati catturati dal telescopio spaziale James Webb riguardanti galassie molto anziane, nate poco dopo il Big Bang. Si tratta di informazioni fondamentali per i ricercatori che, grazie al nuovo strumento scientifico possono rilevare dati che altri telescopi non riuscivano “a vedere”. Forse a essere più attrattive per gli occhi degli appassionati (e non solo) sono altre tipologie di immagini come quella della galassia a spirale NGC 7469 pubblicata di recente.

Rispetto ai dati (che rimangono ovviamente fondamentali per la ricerca e la comprensione dell’Universo) qui possiamo ammirare anche la bellezza che è presente nel Cosmo con una struttura a spirale dominata nella zona centrale da un bagliore -quasi- accecante. Ovviamente gli scienziati non hanno impiegato la capacità osservativa di JWST per soddisfare la vista degli utenti ma, anche in questo caso, per rilevare nuovi dati utili a capire la fisica della formazione stellare.

Il telescopio spaziale James Webb e la galassia NGC 7469

Prima di trattare l’immagine della galassia a spirale NGC 7469 bisogna riportare un altro fatto che riguarda il JWST. Secondo quanto riportato ufficialmente nel blog della NASA, il telescopio spaziale aveva riportato un problema negli scorsi giorni che aveva bloccato le osservazioni programmate per un certo periodo di tempo.

Si legge infatti nella nota che il telescopio spaziale James Webb ha ripreso a funzionare nominalmente il 20 dicembre 2022 dopo che gli strumenti sono entrati in modalità provvisoria a partire dal 7 dicembre (in maniera intermittente). Il problema è da ricondurre a un errore software nel sistema di controllo dell’assetto che serve a puntare correttamente il telescopio.

NGC-7469

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Non sono stati rilevati danni o problemi permanenti all’unità anche se è stato perso del tempo utile per le osservazioni (quantificabile in pochi giorni, secondo l’agenzia spaziale statunitense). Dopo una modifica al software di gestione l’errore è stato corretto e le operazioni sono riprese come da programma. Ora però è il momento di concentrarci sulla galassia a spirale NGC 7469.

Questo oggetto celeste si trova a ben 220 milioni di anni luce dalla Terra nella costellazione di Pegaso. Il diametro è di 90 mila anni luce e, a titolo di esempio, la Via Lattea è poco più di 100 mila anni luce. L’osservazione di NGC 7469 rientra nel programma Great Observatories All-sky LIRGs Survey (GOALS) che studia oltre alla formazione stellare, anche l’accrescimento dei buchi neri e come le galassie si fondono tra loro.

La forte luminosità della zona centrale è dovuta alla presenza di un nucleo galattico attivo (AGN). Qui si “nasconde” un buco nero che sta attirando verso di sé polveri e gas circostanti con emissioni elettromagnetiche importanti. Vicino al buco nero si trovano moltissime stelle che potrebbero essere favorite proprio dalla presenza di questo oggetto celeste e che potrebbe aver aiutato a crearle (se ne contano circa 1500).

La grande presenza di polvere in questo sistema è stato un forte limite per l’osservazione con telescopi come Hubble, ma grazie alla capacità osservativa nell’infrarosso del telescopio spaziale James Webb è possibile acquisire nuovi dati (grazie a MIRI, NIRCam e NIRspec). In questa immagine sono state rilevate, grazie a NIRCam (vicino infrarosso), le lunghezze d’onda 1,5 μm, 2,0 μm, 3,35 μm, 4,44 μm assegnandogli i colori blu, ciano, giallo e rosso rispettivamente.

Gli scienziati hanno rilevato per la prima volta ammassi dove avviene la formazione stellare di recente formazione. Inoltre sono stati osservati “bolle” di gas molecolare caldo e con moti turbolenti oltre all’attività stessa del buco nero. Il gas è espulso dalla zona centrale a una velocità elevata pari a 6,4 milioni km/h.

In ultimo si può notare un artefatto ottico che occupa gran parte della fotografia. Questo è prodotto dalla struttura del telescopio spaziale James Webb ed è la sua “firma”. Si possono notare sei “raggi” di colore rossastro più grandi e due più piccoli. I primi sono dovuti alla struttura esagonale dei segmenti dello specchio primario mentre i secondi sono dovuti al supporto dello specchio secondario. In basso a sinistra c’è invece una piccola porzione della galassia compagna di NGC 7469, conosciuta come IC 5283.

Fonte: http://feeds.hwupgrade.it/

 

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