Come cambiano le abitudini di acquisto, grazie anche a IA e cloud ibrido, in una ricerca di IBM

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Come cambiano le abitudini di acquisto, grazie anche a IA e cloud ibrido, in una ricerca di IBM

IBM ha presentato i risultati di uno studio condotto assieme a NRF (National Retail Federation), che rappresenta moltissime aziende operanti nel settore della vendita al dettaglio negli Stati Uniti, nel quale si evidenzia come sia in atto un cambiamento netto nei comportamenti degli acquirenti e come sia necessario adottare modelli innovativi come il cloud ibrido e l’IA per rispondere alle nuove necessità del mercato.

Cloud ibrido e IA come motore del cambiamento nella vendita al dettaglio

Il mondo sta cambiando rapidamente e ciò vale anche per le abitudini di acquisto delle persone, sempre più orientate all’acquisto online e alle esperienze ibride in cui ci si reca nel punto vendita, ma si usa allo stesso tempo un’applicazione. IBM e la NRF chiamano questa modalità “shopping ibrido” e la ritengono il futuro: secondo loro, essa presenta molti dei vantaggi dell’acquisto in un negozio fisico, come la possibilità di poter vedere il prodotto, e dell’acquisto tramite Internet, come l’uso dei chatbot per poter ottenere rapidamente informazioni.

IBM e la NRF hanno svolto una ricerca su più di 19.000 persone in 28 Paesi del mondo, dalla quale è emerso come il 72% degli intervistati usa i negozi fisici come principale (e in alcuni casi unico) luogo dove fare acquisti; tra i motivi per cui viene fatta questa scelta ci sono la possibilità di vedere e toccare con mano i prodotti, quella di scegliere il prodotto desiderato e quella di ottenerlo subito. Solo il 27% ritiene lo shopping ibrido la propria prima scelta, con le persone più giovani (della cosiddetta “generazione Z”, nati tra il 1997 e il 2012) che sono le più propense ad adottare questa modalità.

Il cloud ibrido e l’IA sono visti come elementi imprescindibili per creare esperienze di shopping ibrido. Le infrastrutture tradizionali sono considerate troppo poco flessibili per poter rispondere alle esigenze di scalabilità di questa modalità, mentre l’IA è reputata fondamentale per poter rendere possibile quella personalizzazione che altrimenti non sarebbe raggiungibile.

Per meglio esemplificare cosa vuol dire “shopping ibrido” e perché cloud e IA siano ad essa fondamentali, Karl Haller, guida del Consumer Center of Competency di IBM, ci ha fatto l’esempio dell’utente che si reca in un negozio e ha accesso a un’applicazione in grado di offrire suggerimenti su misura, basandosi sullo storico degli acquisti, nonché in grado di rispondere a domande di vario genere in autonomia o di interpellare un addetto alle vendite quando necessario.

La distanza tra volontà e azione nelle abitudini di acquisto

La ricerca si conclude con alcuni dati riguardo le scelte di acquisto: i cosiddetti “consumatori attenti” (in inglese chiamati “purpose-driven consumers”), che scelgono i prodotti in base ai valori rappresentati dall’azienda e alla sostenibilità, sono ora il gruppo più numeroso tra gli acquirenti, rappresentandone il 44%. Il 62% degli intervistati è disposto a cambiare le proprie abitudini per ottenere una maggiore sostenibilità, e la metà è disposta a pagare di più per ottenere tale risultato. In media tale sovrapprezzo è ben del 70%, il doppio rispetto a due anni fa. Nonostante ciò, solo il 31% ammette di acquistare prevalentemente o esclusivamente prodotti sostenibili.

IBM e NRF evidenziano dunque una certa distanza tra le idee degli acquirenti, che sono orientate all’acquisto di prodotti sostenibili e attenti all’ambiente, e la realtà dei fatti, con la maggior parte delle persone che non dà poi seguito a queste idee con acquisti sostenibili. La ricerca afferma che i principali ostacoli verso una maggiore sostenibilità sono nel prezzo, nella disponibilità, nella qualità e nella disponibilità di informazioni sui prodotti (come riciclarli, quali benefici portano a sé e all’ambiente).

La ricerca dimosra dunque come ci sia molto potenziale nel mercato per ottenere sia maggiore sostenibilità che maggiori profitti. Proprio la diminuzione dei profitti è spesso addotta come scusa dai critici del concetto di sostenibilità, dunque questa ricerca, disponibile presso IBM, si rivela interessante anche solo per questo aspetto.

Fonte: http://feeds.hwupgrade.it/

 

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