Mozilla smette di accettare donazioni in Bitcoin, criticata aspramente da uno dei suoi fondatori

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Mozilla smette di accettare donazioni in Bitcoin, criticata aspramente da uno dei suoi fondatori

Inizio di 2022 difficile per Mozilla Foundation, l’associazione non profit che sviluppa il browser Firefox, finita al centro delle polemiche dopo aver ricordato su Twitter che accetta donazioni in criptovaluta dal 2014. Sì, questa opportunità non è recente, c’è da un bel po’ di anni, ma i tempi sono cambianti e oggi quando si parla di criptovalute è facile che gli animi si accendano, tra sostenitori e contrari.

In quest’ultima categoria rientrano uno dei fondatori del Mozilla Project Jamie Zawinski e il creatore del motore Gecko Peter Linss. “Ciao, sono sicuro che chiunque gestisca questo account abbia idea di chi io sia, ma ho fondato Mozilla e sono qui per dire fanculo a voi e fanculo a questo. Chi è coinvolto nel progetto dovrebbe vergognarsi terribilmente di questa decisione di collaborare con i truffatori che attuano uno schema Ponzi e inceneriscono il Pianeta”. Parole forti, ma che hanno raccolto il sostegno Linss. “Sono al 100% d’accordo con Zawinski su questo. Pensavo foste migliori di così”.

Mozilla, investita dalla polemica, ha preso atto delle discussioni sull’impatto ambientale delle criptovalute e ha assicurato che sta valutando se la sua attuale politica sulle donazioni in Bitcoin si allinei con i suoi obiettivi climatici. Per ora le donazioni in Bitcoin sono state sospese.

“Nello spirito dell’open source, si tratterà di un processo trasparente e condivideremo aggiornamenti con regolarità. Non vediamo l’ora di avere questa conversazione e apprezziamo la nostra comunità per averlo portato alla nostra attenzione”, recita l’ultimo tweet. Mozilla ha comunque sottolineato che “la tecnologia del web decentralizzato continua a essere per noi un’importante area da esplorare“.

Le criptovalute come Bitcoin ed Ethereum usano il protocollo PoW (Proof of Work) per la convalida dei blocchi creati risolvendo problemi matematici complessi che, in base alla progettazione, diventano più difficili da risolvere nel tempo. Per farlo è necessario usare hardware molto potente ed energivoro, come le GPU o gli ASIC.

Zawinski, contattato da The Verge, si è detto “felice che Mozilla abbia invertito la rotta. Svolgono un ruolo cruciale nel mantenere il web aperto e libero. Sono anche grato per il supporto di tutti i fan di Mozilla che li aiutano a seguire gli ideali per i quali sono stati fondati”. Sul proprio blog si è detto “felice per il ruolo che ho giocato nel convincerli a revocare quella terribile decisione. Le criptovalute non sono solo un disastro ecologico apocalittico e uno stupido schema piramidale, ma sono anche incredibilmente tossiche per il web aperto, un altro ideale che Mozilla era solito sostenere. Quindi spero che dopo aver condotto la loro revisione, la conclusione a cui giungano sia quella ovvia”.

Non è la prima volta che un’azienda è costretta prendere le distanze dalle criptovalute a causa delle preoccupazioni sul loro impatto ambientale. Nel maggio dello scorso anno Tesla decise di non accettare più pagamenti in Bitcoin per le sue auto, poco tempo dopo aver introdotto tale opzione.

Lo scorso novembre le autorità di regolamentazione svedesi hanno chiesto all’Europa di mettere fuorilegge il mining di criptovalute. “Attualmente è possibile guidare un’auto elettrica di medie dimensioni per 1,8 milioni di chilometri utilizzando la stessa energia necessaria per estrarre un singolo Bitcoin. Questo è l’equivalente di quarantaquattro giri intorno al mondo. Novecento Bitcoin vengono estratti ogni giorno. Questo non è un uso ragionevole della nostra energia rinnovabile”.

All’inizio di questa settimana, il Kosovo ha vietato il mining di criptovalute per frenare il consumo di energia nel tentativo di alleviare la carenza a breve e lungo termine. Inoltre, non si può non citare quanto sta succedendo in Kazakistan, dove l’aumento del prezzo dell’energia – legato in parte anche al florido ecosistema di aziende di mining, traslocato nel Paese dalla Cina – ha scatenato fortissime proteste di piazza.

La richiesta di elettricità annuale legata al Bitcoin è circa 130 TWh, la stessa dell’Argentina e tale da annullare il risparmio in termini di carbonio immesso in atmosfera legato all’utilizzo di veicoli elettrici.

Fonte: http://feeds.hwupgrade.it/

 

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