Nuovo video della separazione tra Ariane 5 e telescopio spaziale James Webb e altre novità

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Nuovo video della separazione tra Ariane 5 e telescopio spaziale James Webb e altre novità

Anche in queste giornate di festa continuano le operazioni per completare la configurazione del telescopio spaziale James Webb. Dopo il lancio del 25 dicembre, grazie a un razzo Ariane 5 dalla Guyana francese, le procedure per l’apertura completa sono in fase di esecuzione. Complessivamente dureranno 29 giorni anche se la prima immagine arriverà tra sei mesi. Al momento attuale non si segnalano problemi mentre ESA e Arianespace hanno voluto fare un “regalo” a tutti gli appassionati.

Durante lo streaming del lancio c’è stata la possibilità di vedere la fase di separazione tra lo stadio superiore dell’Ariane 5 e il JWST. Purtroppo le immagini della diretta non erano “perfette” (per quanto emozionanti). L’agenzia spaziale europea ha fornito in queste ore una versione più completa e di migliore qualità. Un vero e proprio omaggio alla missione.

Le novità del telescopio spaziale James Webb e l’apertura della schermatura solare

Nel video di circa tre minuti, registrato grazie alle fotocamere di Réaltra Space, si può vedere la separazione del telescopio spaziale dallo stadio superiore del razzo. Verso metà filmato viene mostrata l’apertura del pannello solare che serve ad alimentare i sistemi di bordo. Non è presente un RTG (come sugli ultimi rover statunitensi) ed è quindi l’unica fonte di alimentazione.

james webb space telescope

Sempre nel video si possono vedere alcune particelle lucenti, secondo ESA dovrebbe trattarsi di ghiaccio. Questo potrebbe essersi separato dalle pareti dell’Ariane 5 stesso oppure come risultato della combustione del propellente (basato su idrogeno e ossigeno liquidi).

Una curiosità è che il pannello solare è stato realizzato da SolAero Technologies che da qualche tempo è diventata parte di Rocket Lab, società che è impegnata nei lanci di satelliti e in futuro di equipaggi umani nello Spazio. Ora però il telescopio spaziale James Webb si trova in una delle fasi più complicate della sua prima parte di missione: quella di aprire la schermatura solare inferiore.

La schermatura solare: una nuova sfida per il JWST

Nella giornata di ieri è stato aperto con successo il flap posteriore e la copertura della schermatura stessa, che ha permesso di salvaguardare i fogli che la compongono. In queste ore invece si stanno dispiegando i fogli realizzati in Kapton. Come spiegato da Mark McCaughrean si tratta di una procedura molto delicata.

jwst

Il primo strato rivolto verso il Sole e la Terra ha uno spessore di 0,05 mm mentre gli altri quattro arrivano a ben 0,025 mm. Il Kapton ha un rivestimento di alluminio da 100 nm per renderli riflettenti mentre i primi due hanno anche un ulteriore strato di silicio drogato da 50 nm (ed è per questo che appaiono violacei). La scelta di avere più strati sottili consente di permettere una migliore dispersione del calore.

Il primo è quello che effettivamente fa molto “del lavoro” in questo senso. Lo scopo degli strati è quello di dissipare via via luce e calore (infrarossi) per non farli arrivare fino ai sensibili sensori. Si riesce così a passare da circa 110°C del primo strato fino ai -237°C del quinto. Gli strati sono inoltre separati dal vuoto dello Spazio che permette di evitare l’accumulo di calore. Ci sono 140 attuatori, 70 gruppi di cerniere, otto motori, 400 pulegge e 90 cavi. Per gestire questi meccanismi sono anche presenti piccoli fori negli strati ma non sono mai allineati così da evitare il passaggio diretto di calore e luce da una parte all’altra.

telescopio spaziale nasa

Interessante notare che i materiali coinvolti nella costruzione del telescopio spaziale James Webb possono resistere all’impatto di micrometeoriti. Per esempio gli strati della schermatura si possono bucare ma non si strappano. Anche lo specchio principale con segmenti in berillio può resistere all’impatto come spiegato nella FAQ ufficiale, nonostante la struttura molto leggera e la copertura d’oro sottile (a sua volta coperta da uno strato di ossido di silicio).

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