SAP Now: l’innovazione passa dal miglioramento della customer experience e dall’agilità della supply chain

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SAP Now: l’innovazione passa dal miglioramento della customer experience e dall’agilità della supply chain

Il tema di SAP Now 2021 è il rock, l’innovazione a tempo di rock, per la precisione. Perché il rock? A spiegarlo è Emmanouel Raptopoulos, amministratore delegato di SAP Italia, sottolineando che il rock e l’innovazione condividono due caratteristiche: hanno ritmo e non sempre rispettano le regole. Per innovare davvero, creare un punto di rottura, effettivamente è necessario guardare oltre alle regole imposte, avere quella dose di follia necessaria ad abbattere i cliché e portare una ventata di aria fresca. 

E questo dovrebbe valere anche per il Made in Italy, un marchio estremamente apprezzato a livello globale, eppure non tutte le imprese italiane riescono a correre come potrebbero. Abbiamo un gap tecnologico, e non solo, che va colmato. E questo è il momento giusto: dopo quasi due anni di estreme difficoltà causate dal Covid, il PNRR è l’occasione per dare un nuovo slancio alle imprese del Bel Paese, ed è importante cogliere questa opportunità per riallinearci ad altri Paesi. 

Il Made in Italy è il marchio più imitato al mondo

Il Made in Italy è un marchio che incarna innovazione, design, elegance, benessere, ed è tanto apprezzato da essere il più imitato al mondo. Eppure, non sempre le imprese del Bel Paese riescono a reggere il passo con la concorrenza. In parte, la causa va ricercata nel gap tecnologico: le aziende italiane di maggior successo sono quelle che hanno investito sull’innovazione, e questo concetto deve venire trasferito alle tante altre che operano in Italia. 

madeinitaly

In una tavola rotonda che ha preceduto l’inizio di SAP Now, l’azienda ha fatto il punto della situazione andando a individuare i modelli di business su cui puntare per dare maggiore valore alla nostra produzione: gestione dei processi, customer experience e reti di valore, intese come la capacità di creare valore lungo tutta la supply chain. 

I modelli di business per potenziare il Made in Italy

Si parla tanto di cloud, che sicuramente è una leva importante per garantire agilità, scalabilità e abbattere i costi, ma per portare veramente innovazione non ci si può limitare all’aspetto tecnologico. Passare a un modello a consumo, come appunto il cloud, non è come cambiare software, e richiede un differente approccio al business, un approccio che deve partire dall’ottimizzazione dei processi, in ogni fase. Passando al cloud, non si può continuare insomma a fare business as usual – come si è sempre fatto – ma bisogna rivedere ogni aspetto della progettazione, produzione e distribuzione così da cogliere al meglio le opportunità offerte dal digitale. 

sapnowsupplychain

Al centro di questa rivoluzione, però, ci deve essere la customer experience, che dovrebbe essere omni channel (andare a coprire ogni canale) e, soprattutto, ancorata alla supply chain. La catena di approvvigionamento non può essere vista come un processo separato, ma deve essere strettamente legata a tutti gli altri sistemi e, soprattutto, a prova di bomba. Il Covid ne ha dimostrato la fragilità, in ogni settore, a partire da quello automotive, oggi praticamente fermo a causa della carenza di chip. Fa eccezione Tesla, che al contrario ha ottenuto i migliori risultati di sempre. Alla base di tale successo c’è proprio un approccio moderno alla supply chain: l’azienda ha compreso da subito la necessità di avere una catena di approvvigionamento robusta e capace di sopravvivere agli inevitabili scossoni del mercato. Le aziende del Made in Italy, insomma, dovrebbero trovare nuovi fonti, scegliendole sulla base della loro sostenibilità sia economica sia, soprattutto, ambientale: oggi i clienti pretendono prodotti rispettosi dell’ambiente, e non si può trascurare questa necessità, ma bisogna andare loro incontro. 

Avere una supply chain agile permette anche di gestire in maniera efficiente le variazioni di prezzo, che in alcuni settori, fra cui quelli in cui operano le eccellenze italiane, possono essere frequenti e ampie, come accade nel settore alimentare. 

I casi De’ Longhi e Arena

Andrea Mazzanti_CIO Arena

Alla tavola rotonda organizzata da SAP hanno partecipato anche Andrea Mazzanti, CIO di Arena e Nicola Serafin, Chief Operating and Technology Officer di De’ Longhi, che hanno spiegato come le loro aziende stanno affrontando la trasformazione. La filosofia di Arena, che realizza costumi da bagno per professionisti del nuoto e non, ruota attorno al concetto di rendere più accessibile il mondo del nuoto, con prodotti economici per chi non ha ambizioni agonistiche, e allo stesso tempo  fare ricerca per garantire il massimo delle prestazioni nei prodotti di punta. La sostenibilità gioca un ruolo fondamentale e Arena fa molta ricerca sui materiali e i processi, così da ridurre al minimo l’impatto sull’ambiente nella fasi di produzione. A questo proposito gioca un ruolo chiave l’intelligenza artificiale, usata per fare ricerca e sviluppo, ma anche per ottimizzare la supply chain, e garantirsi un approvvigionamento da diverse fonti, nell’ottica di ridurre le emissioni e di assicurare stabilità in caso di eventi imprevisti. 

De’ Longhi, invece, è una realtà attiva in tutt’altro ambito, quello delle macchine da caffè, un mercato dove è leader a livello globale. Non solo: il gruppo controlla anche altri marchi nel settore degli elettrodomestici per la cucina, come Bullet, Brown, Kenwood e Ariete. 

Nicola Serafin

L’innovazione per De’ Longhi passai dai processi produttivi, tanto che i loro stabilimenti sono stati selezionati come lighthouse – impianti faro – dal Word Manifacturing Forum. Come spiega Nicola Serafini, gli investimenti fatti sul digitale permettono di risparmiare risorse che possono essere successivamente reinvestite in uno degli aspetti chiave dell’industria 4.0: l’automazione. Il passo più recente nel percorso di trasformazione digitale dell’azienda è stato quello di realizzare un digital twin dello stabilimento, un gemello digitale che non si limitai ai macchinari e alle linee produttive, ma si estende sino alla forza lavoro, così da simulare qualsiasi imprevisto. Una scelta azzeccata, che ha consentito all’azienda di operare – e innovare – anche da remoto quando la pandemia ha colpito, qualcosa che solo pochi anni fa sarebbe stata impensabile. 

Anche Serafini ha insistito sul concetto di sostenibilità, sottolineando come l’adozione di machine learning e computer vision abbiano permesso di collaudare le macchine del caffè in maniera più efficiente, arrivando a risparmiare 100 tonnellate di caffè all’anno. 

Fonte: http://feeds.hwupgrade.it/

 

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