NASA Perseverance: nuove conferme che il cratere Jezero su Marte fosse un lago

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NASA Perseverance: nuove conferme che il cratere Jezero su Marte fosse un lago

Mentre il team di NASA Perseverance (e più in generale delle missioni marziane) si stanno prendendo una pausa a causa della congiunzione solare, un nuovo studio cerca di fare luce sulle caratteristiche del cratere Jezero.

nasa marte

La NASA ha scelto quel luogo per far atterrare i componenti della missione Mars 2020 perché le immagini catturate dagli orbiter (come MRO) avevano dato più che buone probabilità che il cratere Jezero potesse essere un lago molto tempo fa. Questo avrebbe potuto gettare le basi per scoperte importanti per quanto riguarda la vita su altri pianeti e sull’evoluzione di Marte.

NASA Perseverance e lo studio sul cratere Jezero e il suo lago

Lo studio è stato pubblicato in queste ore e ha come titolo “il rover Perseverance ha rivelato un antico sistema di delta e depositi alluvionali nel cratere Jezero, Marte”. Si tratta di una nuova conferma che gli scienziati della NASA ci avrebbero visto giusto a far atterrare il rover in quella zona.

nasa

Lo studio ha preso in esame le prime immagini inviate da NASA Perseverance (nei primi tre mesi di missione), quando era ancora nella zona d’atterraggio su Marte. In particolare sono state analizzate visivamente le rocce del margine ovest del cratere. I geologi sono stati fondamentali per trarre le giuste conclusioni.

Le scoperte dei ricercatori su Marte

Innanzitutto è stata vista la presenza di rocce sedimentarie su formazioni affioranti. Queste non erano visibili dal punto di vista degli orbiter mentre sono state identificabili dal rover. Anche i bordi inclinati mostrerebbero l’antica presenza di acqua con il delta del fiume che avanza all’interno del lago. Nella zona superiore ci sarebbero rocce che si sarebbero depositate con inondazioni successive.

I ricercatori hanno quindi stabilito che ci sarebbe stato prima un ambiente lacustre e successivamente flussi fluviali di breve durata ma molto energetici. In particolare il periodo identificato è quello del tardo Noachiano o del primo Esperiano (dai 3,6 ai 3,8 miliardi di anni fa).

Prima dell’arrivo di NASA Perseverance erano stati trovati fillosilicati e carbonati, indicando che ci potesse essere stata presenza di acqua in passato. Grazie al rover però è stato possibile analizzare le butte (termine inglese che identifica una collina isolata con la zona superiore piana).

La formazione chiamata Kodiak potrebbe essere quello che rimane della zona più avanzata del delta, poi eroso. Questo aiuterebbe a determinare come l’immissario abbia determinato la struttura del fondale lacustre. Inoltre le misurazioni hanno consentito di determinare una profondità di 100 metri inferiore rispetto alle precedenti indagini (-2490 metri).

nasa perseverance

Le conclusioni dello studio sul cratere Jezero

In generale le evidenze rilevate grazie a NASA Perseverance ha fatto intuire come fosse presente “un sistema lacustre chiuso, con livelli d’acqua fluttuanti e stili di flusso mutevoli durante le fasi successive”. Marte quindi tra il tardo Noachiano o il primo Esperiano era caldo e umido abbastanza da avere un ciclo idrogeologico. Certo, questo ciclo avrebbe potuto avere delle interruzioni episodiche.

La struttura del delta si è poi modificata nel corso dei miliardi di anni successivi lasciando quello che vediamo ora. Non sono mancate diverse inondazioni che hanno spostato massi di buone dimensioni mostrando quindi alte energie. Il flusso d’acqua doveva essere compreso tra i 70 e i 3000 m³/s.

Non sembrerebbero però esserci state megainondazioni quanto piuttosto fenomeni di pioggia intensa o scioglimento rapido delle nevi per via di un cambiamento delle condizioni climatiche, per eruzioni vulcaniche o impatti di meteoriti. Le cause però sono ancora incerte e da appurare. Lo studio di questi sistemi permetteranno anche di scegliere più accuratamente quali campioni far analizzare e prelevare a NASA Perseverance. Rocce inferiore a un metro di diametro consentirebbero di avere informazioni su ciò che era all’esterno del cratere mentre le argille potrebbero aver conservato tracce biologiche. Uno studio ovviamente non è abbastanza per avere un’idea chiara. Ma si tratta dell’inizio di un lungo cammino verso Marte.

Fonte: http://feeds.hwupgrade.it/

 

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