Addio Bennu, la sonda OSIRIS-REx della NASA lascia l’asteroide con i campioni raccolti: sulla Terra nel 2023

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Addio Bennu, la sonda OSIRIS-REx della NASA lascia l’asteroide con i campioni raccolti: sulla Terra nel 2023

La sonda OSIRIS-REx della NASA che ha raccolto campioni di rocce e polvere per un peso complessivo di 60 grammi sull’asteroide Bennu ha iniziato il lungo viaggio di ritorno verso la Terra. Dopo due orbite intorno al Sole, OSIRIS-REx raggiungerà il nostro Pianeta il 24 settembre 2023.

OSIRIS-REx è la contrazione di un nome ben più lungo e poco mediatico – Origins, Spectral Interpretation, Resource
Identification, Security, Regolith Explorer (OSIRIS-REx) – dietro cui si cela una sonda spaziale che l’anno passato non solo è riuscita a posarsi con successo su un asteroide, ma che ci ha anche tenuto con il fiato sospeso per un

problema nella raccolta dei campioni
. Una missione da 800 milioni di dollari
lanciata nel settembre 2016 e arrivata su Bennu nel dicembre 2018.

Alle 4:23 p.m. EDT del 10 maggio, ossia alle 22:23 di ieri ora italiana, la sonda ha
acceso i suoi motori principali al massimo per sette minuti allontanandosi da Bennu a 600 miglia all’ora
(quasi 1.000 chilometri all’ora) per dare il via al suo viaggio di 2 anni e mezzo. Al ritorno, la capsula contenente i campioni di Bennu si separerà dal resto della navicella ed entrerà nell’atmosfera terrestre per paracadutarsi presso lo Utah Test and Training Range nel deserto occidentale dello Utah, dove ci saranno degli scienziati pronti a recuperarla per studiarne negli anni a venire il prezioso contenuto, una sorta di “capsula del tempo” delle origini del nostro Sistema Solare.

Sebbene l’allontanamento da Bennu possa sembrare l’ultima parte critica dell’intera missione, la NASA ha dovuto stabilire dove si sarebbe trovata la sonda in relazione alla Terra per guidarne il ritorno. I tecnici della NASA usano la Deep Space Network per inviare segnali radio alla sonda: misurando la frequenza delle onde restituite dal transponder del veicolo spaziale, gli ingegneri possono dire quanto velocemente si sta muovendo OSIRIS-REx e, determinando il tempo impiegato dai segnali radio per tornare dalla navicella sulla Terra, stabilirne la posizione.

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Ecco il video di NASA OSIRIS-REx che raccoglie i campioni su Bennu

La data di partenza del 10 maggio è stata fissata con precisione in base all’allineamento di Bennu con la Terra. L’obiettivo della manovra di ritorno è di portare il veicolo spaziale entro circa 6000 miglia (circa 10.000 chilometri) dalla Terra nel settembre 2023.

OSIRIS-REx ha ancora molto carburante a bordo, ma il controllo missione sta cercando di preservarne il più possibile per una potenziale seconda missione su un altro asteroide dopo il rilascio della capsula con i campioni sulla Terra. La NASA verificherà la fattibilità di una tale missione quest’estate.

Il carburante servirà per accendere il motore occasionalmente e apportare piccole correzioni alla rotta, soprattutto nelle settimane prima del rientro sulla Terra in modo da “azzeccare” angolo di entrata nell’atmosfera e la posizione per il rilascio della capsula con i campioni. Sbagliare questi parametri potrebbe far rimbalzare la capsula fuori dall’atmosfera come un ciottolo che salta sullo specchio di un lago oppure farla semplicemente bruciare. Se OSIRIS-REx non riuscirà a rilasciare la capsula, verrà attuato un Piano B per deviarla dalla Terra e riprovare nel 2025.

Oltre a permettere lo studio dei campioni prelevati, la missione OSIRIS-REx è stata utile per confermare o smentire alcuni risultati scientifici. Ad esempio, le osservazioni dalla Terra secondo cui sull’asteroide c’erano minerali ricchi di carbonio e tracce di acqua antica si sono rivelate corrette. La sonda ha invece confutato la tesi di un Bennu contraddistinto da una superficie liscia. L’ipotesi, fatta in base alla quantità di calore irradiata dalla sua superficie, si è rivelata sbagliata: Bennu è pieno di massi e nella sua corsa sfrenata sta rilasciando piccoli pezzi di roccia nello Spazio.

OSIRIS-REx è solo una delle numerose lanciate negli ultimi anni ad aver riportato campioni sulla Terra. La navicella spaziale giapponese Hayabusa2 ha riportato sul nostro pianeta pezzi dell’asteroide Ryugu il 5 dicembre 2020; 11 giorni dopo una capsula con materiale raccolto dalla missione lunare cinese Chang’e 5 è atterrata nella Mongolia interna.

Fonte: http://feeds.hwupgrade.it/

 

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