Intel vuole 10 miliardi di dollari in sussidi per una Fab europea. Germania in pole position

Another ICT Guy

Intel vuole 10 miliardi di dollari in sussidi per una Fab europea. Germania in pole position

Intel vuole realizzare un nuovo impianto produttivo di semiconduttori in Europa, ma per farlo sono necessari sussidi per quasi 10 miliardi di dollari. Il CEO Pat Gelsinger, in un’intervista con Politico Europe (via Reuters), ha parlato della necessità di ottenere almeno 9,7 miliardi di dollari (circa 8 miliardi di euro) di sussidi e ha citato la Germania e il Benelux come buoni candidati a ospitare una nuova Fab Intel.

“Geopoliticamente, se sei in Europa, vuoi stare nell’Europa continentale”, ha detto Gelsinger a Politico. “Pensiamo alla Germania come un buon candidato – non l’unico, ma un buon candidato – per il luogo in cui potremmo costruire la nostra capacità produttiva”. Altri candidati includono Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo (Benelux).

Per Intel, realizzare un impianto produttivo in Europa e Stati Uniti è finanziariamente complesso, se pensiamo a paesi come la Corea del Sud e Taiwan in cui operano i concorrenti Samsung e TSMC, che praticano una minore tassazione, incentivano pesantemente la produzione locale e il costo del lavoro è inferiore. “Quello che chiediamo agli Stati Uniti e ai governi europei è di rendere competitivo per noi realizzare un impianto qui rispetto all’Asia“.

Perché tutto questo interesse per l’Europa? Il COVID ha dimostrato che la concentrazione di player nel settore, il numero insufficiente di impianti per far fronte a un’improvvisa impennata della domanda (che in un mondo sempre più digitale non calerà, anzi), ma anche la loro dislocazione in un’unica area geografica, pone problemi di approvvigionamento e resilienza alle aziende statunitensi ed europee. In Europa la capacità produttiva è scesa da una quota del 44% nel 1990 al 10% odierno: la Cina produce un quarto di tutti i semiconduttori, Taiwan il 21%, la Corea del Sud il 19% e il Giappone il 13%.

“Ricerca e sviluppo e know-how seguono inevitabilmente l’industria e, una volta scomparsi, sono difficili da recuperare”, ha scritto Gelsinger su LinkedIn. “È quindi imperativo che l’UE crei più chip sul suolo locale per aiutare a prevenire futuri problemi di approvvigionamento. Ciò sosterrebbe anche la sicurezza e la prosperità a lungo termine, contribuendo a mantenere e promuovere la progettazione di semiconduttori locali e le competenze nell’ingegneria dei processi, in modo che l’UE controlli il proprio destino per quanto riguarda una tecnologia critica”.

Dopo decenni di scarso interesse, l’UE si è impegnata a raddoppiare la sua capacità produttiva portandola a una quota del 20% entro il 2030. Ed è sulla base di questo rinnovato impegno che Intel desidera espandere la sua capacità produttiva futura per attrarre clienti. Non sarà un’operazione che avverrà dall’oggi al domani: burocrazia a parte, una Fab richiede anni per essere costruita. “Dobbiamo andare più veloci e non possiamo farlo da soli“, aggiunge Gelsinger sollecitando la politica.

La cifra di 8 miliardi di euro in sussidi, tra sgravi fiscali e investimenti diretti, fa pensare che il potenziale impianto di Intel avrà una capacità produttiva elevata e sarà tecnologicamente avanzato (7 nanometri EUV e processi più avanzati), in modo da coprire le sue necessità dirette ma anche quelle delle terze parti locali.

Solo poche settimane fa Gelsinger ha allacciato rapporti con il mondo dell’auto, proponendosi di alleviare nei prossimi mesi lo shortage di chip che sta rallentando la produzione di molte vetture. Nel suo tour europeo, secondo indiscrezioni, il CEO di Intel avrebbe incontrato i vertici di BMW, Deutsche Telecom e Volkswagen, oltre al ministro dell’economica tedesco Peter Altmaier.

Intel ha già un polo produttivo in Irlanda (ne abbiamo scritto recentemente) a Leixlip, cittadina nel nordest della contea di Kildare dal 1989, dove ha già investito circa 15 miliardi di dollari (ma prevede di arrivare a 22 miliardi entro i prossimi due anni).

Leggi anche: Il fondatore di TSMC punge Intel: ci deridevano, adesso ci inseguono

Sul finire di marzo Pat Gelsinger ha comunicato i dettagli su IDM 2.0, l’iniziativa che vedrà il colosso dei microchip espandere fortemente la propria capacità produttiva e aprire gli impianti situati negli Stati Uniti e in Europa ad altre realtà: Intel vuole soddisfare la domanda produttiva locale, affermandosi come un’alternativa alla filiera asiatica, dove si concentra l’80% della produzione mondiale. Per questo l’azienda ha già annunciato un investimento di 20 miliardi di dollari per creare due nuove Fab in Arizona nel campus di Ocotillo.

Fonte: http://feeds.hwupgrade.it/

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *